È scomodo scrivere un post come il seguente proprio oggi. Già, per noi, malati di tifo napoletano, quando vinciamo contro i bianconeri tutto, anche un virus pandemico, ci appare meno pesante. Se avessi deciso di esprimere la mia opinione sul padre padrone della SSC Calcio Napoli, in caso di sconfitta della squadra, sarebbe stato più facile e catartico. Per parlare di Aurelio De Laurentiis, non parlerò di lui! Ricorderò solo alcuni di cui quest’ultimo ha surrogato l’immagine, con un continuo ricorso a maschere apotropaiche con le fattezze di altri.
Giorgio Ascarelli nel 1926 fondò la A.C. Napoli, riuscì a iscriverla alla divisione nazionale, prima riservata solo a squadre del Nord Italia e, grazie ai suoi sforzi economici e alle sue idee, portò in breve tempo la Società ai più alti livelli a livello nazionale. Decise di costruire lo stadio a suo nome e lo inaugurò nel 1930.
Achille Lauro “Il Comandante” fu proprietario del Napoli calcio dal 1936 al 1969, ma non solo. Grande armatore, parlamentare, Sindaco di Napoli, fondatore di un partito nazionale, produttore cinematografico (anche se per poco), editore e proprietario del quotidiano “Roma”. Un uomo di sostanza che, oltre a presenziare sul campo in maniche di camicia, faceva impazzire i tifosi con gente reale, non solo sui titoli dei giornali, come Jeppson, Vinicio, Pesaola, Altafini, Sivori. Un enorme personaggio per il calcio e per la città, pur se pieno di contraddizioni.
Corrado Ferlaino, un imprenditore? In parte. Un uomo che, all’epoca ha saputo vivere il suo tempo con furbizia? Forse. Un tifoso? Assolutamente sì!! Lasciando perdere l’ovvietà di aver solcato con l’aratro l’indelebile periodo più glorioso della SSC Napoli, ha sempre avuto un rapporto intimo e viscerale con la squadra. Tra gli alti e bassi (direi non tantissimi) ha sempre pensato a voler vincere e per questo, non disponendo di fortune economiche come il suo predecessore armatore, si faceva valere a livello politico calcistico. Comunque all’epoca non si tirava certo indietro quando c’era da comprare i campioni: Burgnich, Bellugi, Chiarugi, Savoldi (…Mr, due miliardi), Rudy Krol, Daniel Bertoni, fino all’operazione calcistica del secolo che tutti hanno conosciuto.
Non ho citato gli avvilenti personaggi che hanno invece sotterrato il Napoli perché per loro si addice di più un profondo oblio e dei quali De Laurentiis, fortunatamente, sino ad oggi, non dispone di maschere da esporre in pubblico. Invece, il Presidente preferisce nascondersi dietro il simulacro esteriore di quei grandi personaggi di cui sopra, scimmiottandoli senza incarnare neanche uno dei loro pregi con i quali hanno scritto la storia del Napoli e in parte della città. Non si sa nulla di ciò che accade realmente in una Società costituita da moglie e figli, non si conoscono obiettivi (se non quello di rimanere dove ci si trova), si dichiara di fare lo Stadio e poi lo ristrutturano altri con la sua cortese collaborazione. Si fanno “acquisti di prospettiva”, ma i campioni, anche se a fine carriera, non arrivano quasi mai. Non si parla con i giornalisti a meno che per sparare a zero sulle stesse cose da vent’anni, sulle quali però non si è fatto nulla di concreto aper cambiarle. Magari quest’anno sarà per noi trionfante e non certo per merito suo ma dei casi della vita, ma dopo due decenni in cui stronca ogni opinione critica sul suo operato con la solita storia che quando è arrivato il Napoli era fallito e poi lo ha portato in Champions, ormai scappa solo da ridere. Prima che lui comparisse nel periodo più buio della Società il Napoli era da sempre lì dove è adesso, con le grandi del calcio italiano. Con tutto il rispetto per un’antica Società calcistica, lui non ha salvato dopo un fallimento il Savoia calcio la squadra della sua Torre Annunziata, dove è nato. I grandi personaggi sopracitati avevano già reso importante la Napoli calcistica e lui ha sono raccolto una grande eredità storica e ne ha fatto poco più che una diligente società sportiva, punto.
“Ho la coscienza di essere di statura media, ma se mi giro attorno non vedo giganti…” disse Andreotti, parafrasando chi si sente altissimo, pur essendo, rispetto ai giganti, di statura medio piccola.