Dovere all’oblio.

Finalmente un Governo si sta occupando di chi, dopo una grave malattia, richiede il giusto diritto all’oblio. Lo stigma personale, sociale o bancario è un mostro a tre teste che tutti ritenevano ingiusto, ma che nessuno aveva mai affrontato concretamente. Il paradosso vuole che esistano diversi tipi di oblio. Oltre a quelli da tutelare per diritto, c’è ne sono altri che che vengono usati per nascondere il lato oscuro dei buonisti di turno. Di questi tempi è pacifico che si sostenga come un dovere l’occultamento del politicamente non corretto. Se militari in parata il 2 giugno salutano le autorità con un gesto del braccio appare in automatico sulle prime pagine dei quotidiani “correct” una denuncia contro la ricostituzione del partito fascista. Se cialtroni nostalgici esibiscono segni e vessilli del ventennio in uno stabilimento balneare, poco ci manca che le principali testate giornalistiche escano con un’edizione straordinaria. Se studenti universitari di destra, appartenenti a organizzazioni politiche legalmente registrate, allestiscono un banchetto di propaganda politica e vengono “democraticamente” bastonati da studenti di sinistra,  le testate di cui sopra si trasformano in testate nucleari lanciate contro chi ha allestito il banchetto, solo per il fatto di esistere e non contro gli aggressori.

Tutto ciò che non piace all’informazione nostrana gode di un dovere all’oblio. Se cittadini stranieri umiliano, percuotono, uccidono donne, non si parla mai di femminicidio. Pochi e nascosti trafiletti descrivono la cronaca ma mai nel dettaglio, omettendo i particolari sulle abitudini o le consuetudini tipiche delle specifiche (in)culture dei carnefici, se stranieri. In quei casi purtroppo frequenti, ci si dimentica della parola “patriarcato”, da utilizzare solo contro il genere maschile, possibilmente occidentale e non di sinistra.

Oggi mi è caduto l’occhio su una notizia edita da La Stampa a proposito di un fatto apparentemente di secondaria importanza, avvenuto a Torino. Nessun altro quotidiano lo ha riportato.

https://www.lastampa.it/torino/2023/12/14/news/targa_capo_scorta_aldo_moro_pannello_notarnicola-13931660/?callback=in&code=ZJFMZTBMYJGTOGRHZS0ZMTGYLWFKNMETNTIZZMRLN2JMMMU5&ref=LSTO-D-11&state=4fba044446c741bdae3d165335e6444f

In una zona della città era stata eretta nel 2019 un’insegna in memoria del Maresciallo Oreste Leonardi Capo scorta di Aldo Moro trucidato insieme ai suoi colleghi durante il massacro di Via Fani ad opera delle Brigate Rosse. Qualcuno di nascosto ha ricoperto la targa con un pannello incollato raffigurante il disegno di Sante Notarnicola, uno dei componenti della banda Cavallero, che per anni ha seminato morti durante una serie di sanguinose rapine tra Torino e Milano, morto a 82 anni nel 2021. Quest’ultimo oltre ai fatti di cui sopra aveva sempre espresso nei suoi libri un  impegno politico comunista e anarchico tanto da essere in cima alla lista dei soggetti che le stesse BR avevano chiesto di liberare dal carcere in cambio della vita di Moro.

È inutile commentare un atto di vilipendio alla memoria di un rappresentante delle Forze dell’ordine colpevole solo di svolgere il proprio servizio, ma questa cosa pur se locale è caduta completamente nell’oblio mediatico, così come di continuo vengono minimizzate le esaltazioni di Tito e delle foibe, le lodi ai campi di rieducazione cinesi, l’inneggiare al terrorismo rosso o ai Gulag sovietici. È evidente che la stampa politically correct (…quasi la totalità) ritiene un dovere obliare determinate notizie, ma ciò è lo strumento che conduce la deriva di una pseudo neo cultura woke lontana dal sentimento degli ultimi, ma anche dalla classe media e che si serve dell’oblio per nascondere ciò che in pochi vogliono ammettere: spacciarsi progressisti pur essendo nel profondo comunisti.

Author: admin

Michele Morandi nasce a Napoli nel 1964. Dal 1990 vive a Torino dove svolge la professione di Medico Igienista. Il suo indissolubile legame con Napoli, così come la cultura degli anni ’70, hanno fortemente influenzato la sua azione creativa. La trasposizione di immagini e vissuti del passato sono sempre diretti a un’interpretazione della realtà corrente. Nel 2013 pubblica per la Hever editrice L’uomo che non esiste. Il volume è stato presentato a Napoli presso la Saletta Rossa della Libreria Guida e a Torino al Salone Internazionale del Libro di quell’anno. Nel 2015 pubblica sempre per la Hever editrice Il teorema della memoria, presentato a Torino in anteprima presso il Salone Internazionale del Libro e a Napoli presso il Palazzo delle Arti. Nel 2019 pubblica per L’Erudita del Gruppo Giulio Perrone Editore Segui la marea. E’ autore del blog Il buco nelle nuvole, una pagina che oltrepassa la cortina nebbiosa del politically correct e del pensiero unico oggi imperante nel giornalismo e nella politica.

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