A volte si ripensa a ciò che si è stati. Come eravamo a diciassette anni, a trentacinque o due mesi fa. Chi eravamo un tempo, cosa facevamo. E mentre ci ripensiamo ci guardiamo sempre davanti allo specchio. Siamo noi, sempre e comunque noi, i protagonisti assoluti dei nostri ricordi e nient’altro, ma tutto il resto che è stato dov’è? Quel resto che ci circondava ogni volta che ci concentriamo su come eravamo noi stessi ci sembra invisibile e silenzioso. Nel passato ci impegnavamo a essere quello che eravamo, ma non eravamo soli. C’era un mondo intorno che a sua volta era qualcosa di diverso da oggi, funzionava in un altro modo e noi ne eravamo parte. Era un mondo dove in politica c’era chi stava dalla parte della società dimenticata delle periferie, dei centri storici fatiscenti, sostenendo il lavoro per il riscatto e chi stava dalla parte di una borghesia, ancora indecifrabile, magmatica, figlia del boom e impoveritasi troppo presto dopo il rapido successo economico. Chi stava dalla parte di chi emigrava da un sud arido di lavoro e possibilità e si arruolava nelle forze dell’ordine, chi sosteneva il sentimento religioso o quello laico. La politica poteva pendere da una parte o dall’altra, ma era anche e soprattutto Istituzione, perché nel bene o nel male le risposte concrete alle domande di un popolo non sono mai venute dalle idee isolate, ma da chi era ed è in grado di realizzarle. Se poi queste ultime prendono la deriva delle ideologie, non esiste più alcun margine di realizzazione, se non al prezzo della libertà di tutti. Perché mi sto parlando addosso? Perché a volte non siamo noi ad essere cambiati, ma quel resto che ci circonda. Oggi i più disagiati sostengono elettoralmente chi in politica un tempo sosteneva solo le Istituzioni. Nei luoghi più deprivati la sinistra si è dissolta da decenni, liquefatta dalla propria vocazione strategica: la retorica e la delegittimazione di chi non è di sinistra. Se poi ci aggiungiamo il nientismo da gruppettari così di moda nella “nuova” sinistra del Paese, vocazione che si contraddistingue con le invettive di vip e notabili dem, modello Fedez, lanciate dai loro divani di casa, si percepisce il vuoto di proposte che il mondo reale invece si aspetterebbe dalla politica.
Non siamo sempre e solo noi quelli che cambiano nel tempo, ma tutto il resto intorno. Si può capire oppure rimanere chiusi, prigionieri di segni e simboli in una realtà di adesso che non è più la stessa di allora. Bandiere rosse, 25 aprile, 1 maggio, Resistenza, ecc., altresì come trasformare la storia in feticci utili a nascondere una monumentale crisi di idee e soprattutto di identità, oggi come oggi. Sarebbe interessante entrare nei ricordi dei componenti della Direzione del nuovo Pd, per poi scoprire che chi oggi non sa leggere la realtà reale, probabilmente non ha mai sentito, neanche in passato, l’esigenza di guardarla in faccia per ciò che era davvero.
Complimenti per il pezzo che incontra quasi totalmente il mio pensiero
Secondo me tante risposte andrebbero poste anche nel nostro ambito lavorativo e…..credo che non ci piacerebbero per niente
Buona vita Anna Lisa