Le memorie, così come i pericoli, non sono tutti uguali, soprattutto se parliamo di politica. Sembra, anzi è, un’ovvietà che però connota il dibattito in questi tempi. Basta un tizio che alzi una mano tendendo il braccio per coprirsi la vista dai raggi solari per essere accusato di fascismo, ormai più di moda dell’ultima creazione di Dolce e Gabbana. Si organizzano manifestazioni su ogni cosa. Calenda, non certo un “Federale” littorio, stile Tognazzi, ha affermato, riferendosi alla Schlein: “Si va in piazza se c’è un pericolo per la democrazia, non per qualsiasi cosa”, eppure tra i tanti pericoli, veri o presunti, la sinistra di questo paese e in particolare il “nuovo” Pd della giovane Elly misteriosamente ignora il tema del rifiuto della “giustizia” francese di estradare in Italia i terroristi rossi ripiegati in terra transalpina e lì protetti sino ad oggi da decenni. L’impunità di gente che, macchiatasi direttamente o meno, di reati di sangue a danno di centinaia di famiglie che hanno contato morti, feriti, disabili gravi e gravissimi a causa di ideologie e condotte deliranti, evidentemente viene di fatto da sempre dimenticata o più semplicemente oggi non interessa a questa sinistra, che preferisce riunire tutti mali in un unico e solo concetto fascista trito, ritrito e paranoicamente abusato di continuo. Vabbè che l’età della Schlein e di tutti gli elettori ai quali lei vorrebbe rivolgersi è molto bassa, ma per uno strano meccanismo mnemonico tutti si ricordano dell’Italia di cent’anni fa e pochi o nessuno di quella degli anni di piombo. Anzi, l’amnesia si fa selettiva nel ricordare e commemorare di quegli anni solo le vittime del terrorismo di matrice nera, come se quelle delle Br, Prima linea e tutta la sterminata galassia di sigle terroristiche rosse fossero solo effetti collaterali di chissà quali assurdi motivi intellettual ideologici. Tutte vittime sbadatamente dimenticate, insieme a quelle ancora oggi sterminate nei paesi comunisti, per le quali nessuno fa lo sforzo di scendere in piazza o almeno di ricordarsi di loro.