Ornella Vanoni nel 1970 cantava Innamorarsi a Milano di Memo Remigi e diceva:
Sapessi com’è strano
Sentirsi innamorati
A Milano
Senza fiori, senza verde
Senza cielo, senza niente
Fra la gente, tanta gente
Sapessi com’è strano
Darsi appuntamenti
A Milano
In un grande magazzino
In piazza o in galleria
Che pazzia
Eppure
In questo posto impossibile
Tu mi hai detto ti amo
Io ti ho detto ti amo
Il Presidente del Consiglio invitata al Congresso nazionale della CGIL sembrava uno dei due nella coppia cantata nel 1970 da Ornella Vanoni. Tra alcuni fischi e qualche canto partigiano, la Presidente ha parlato ai più di politica e di lavoro! Ebbene sì, è capitata questa incredibile congiunzione per la sinistra del paese che, visti i ventisette anni di mancati inviti a quel Congresso dei Presidenti del Consiglio dei Ministri, definirei astrale. Come accennavo all’inizio, l’attuale Presidente sembrava uno dei due innamorati che si incontrano straniti in un posto come un altro ( in questo caso era Rimini) tra la folla, ma riescono a comunicare nel momento in cui si parla di cose reali. Già, perché sembra strano, (…come incontrarsi e sentirsi innamorati a Milano), ma al netto delle divergenze di opinione, il tema del lavoro sembrerebbe interessare più del presunto “pericolo fascista”, delle baruffe tra quelli che imbrattano monumenti e i sindaci di sinistra che li placcano, facendosi filmare, senza averli mai censurati pubblicamente in precedenza o della tutela della privacy dei borseggiatori ripresi con le telecamere dei cellulari. Non c’era bisogno di saperlo da Giorgia Meloni che se si paga chi non lavora e si torchia di tasse chi lavora non ci si deve stupire se si genera disoccupazione e di certo la lotta all’evasione non può essere affidata solo all’ideologia di chi predica bene e poi trova mille motivi per evitare di versare il dovuto, che spesso è anche troppo e oggetto di mala gestione da parte dello Stato. Così come non ci si deve stupire se il primo, atteso, confronto tra la Meloni e la Schlein sia stato solo una banale cronaca tra due modi di vedere la politica: quello della realtà, seppur difficile e spesso sgradito, vs quello dell’interpretazione extraterrestre e social di altre realtà spaziali. Il lavorare meno (…tre ore al giorno) e lavorare tutti a parità di retribuzione, contro il cercare, il più possibile, di includere nel mondo del lavoro chi è a reddito basso o nullo dandogli dignità e non un sussidio, se non strettamente necessario. Il tema non sono i festanti delegati della CGIL che hanno accolto, del tutto legittimamente, il Presidente del Consiglio con peluche e striscioni di “(mal)venuto”, ma la difficoltà di tutti noi a interpretare ciò che percepiscono le persone, non importa se maggioranza o minoranza. Per le grandi organizzazioni politiche e sindacali oggi basta agire sulle reazioni della gente e non su ciò di cui le persone hanno realmente bisogno, come se la Babele di incomprensione tra le genti non fosse non solo linguistica ma anche di interpretazione dei bisogni. Per cui la speranza è solo darsi appuntamenti A Milano/In un grande magazzino/In piazza o in galleria/Che pazzia/EppureIn questo posto impossibile/Tu mi hai detto ti amo/Io ti ho detto ti amo…