Elly Schlein e il vaniloquio da assemblea d’istituto in palestra.

Un tempo, era il 1978, le assemblee di classe erano per noi studenti un meraviglioso modo di fare time out. Tra scherzi ,  sketch memorabili e canne che giravano, ogni tanto qualcuno diceva qualcosa di vagamente politico. Generalmente veniva martorizzato da lanci di oggetti, pernacchie, fischi e sfottò. Le assemblee d’Istituto erano più liturgiche. Lì c’erano “gli apparati” che si muovevano. Il PCI con la sua espressione giovanile Fgci, i socialisti, la gioventù democristiana, i missini, regolarmente emarginati. Lì, parlavano sempre le stesse persone, espressione di quegli schieramenti che giorni prima si preparavano i discorsi, anch’essi sempre uguali a quelli precedenti. All’inizio del comizio la noia era mortale, poi l’ambiente si trasformava e non era tanto diverso dalle assemblee di classe. Qualcuno, dal look intellettuale fingeva interesse, gli altri giocavano a pallone o cazzeggiavano vagando tra la palestra della scuola e i marciapiedi davanti all’ingresso. Il contenuto di quei discorsi era pressoché irrilevante. Una sequenza di luoghi comuni, invettive contro “i fasci”, contro il governo, eternamente democristiano, contro il Ministro della pubblica istruzione di allora, contro gli USA a prescindere da tutto. Nessuna proposta, nessuna alternativa. Unica mozione d’ordine alla fine dell’assemblea: Led Zeppelin e fumo libero.

La nuova segretaria del Pd all’epoca non era neanche nata, ma deve essersi documentata attentamente con filmati di repertorio delle scuole superiori di quegli anni visto il totale vaniloquio espresso di continuo, peraltro in ottima compagnia di Giuseppe Conte e del suo vuoto pneumatico politico. È passato poco tempo, ma la Schlein, fino a ora, ha solo chiesto dimissioni a raffica nell’attuale governo, sostenuto “l’antifascismo” militante e i diritti Lgtb. Nessuno ha  ancora capito quali sarebbero le proposte della sua sinistra per affrontare le questioni reali e quotidiane delle persone comuni con soluzioni sostenibili, forse perché alla sinistra degli ultimi decenni di quelle questioni non se n’è mai preoccupata. Per adesso, dalla solita palestra del liceo, si sta rivolgendo a studenti ai primi anni di corso. Siamo solo in attesa di sapere quando inizierà la partita a pallone e Stairway to heaven sparato a palla da uno stereo portatile.

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Michele Morandi nasce a Napoli nel 1964. Dal 1990 vive a Torino dove svolge la professione di Medico Igienista. Il suo indissolubile legame con Napoli, così come la cultura degli anni ’70, hanno fortemente influenzato la sua azione creativa. La trasposizione di immagini e vissuti del passato sono sempre diretti a un’interpretazione della realtà corrente. Nel 2013 pubblica per la Hever editrice L’uomo che non esiste. Il volume è stato presentato a Napoli presso la Saletta Rossa della Libreria Guida e a Torino al Salone Internazionale del Libro di quell’anno. Nel 2015 pubblica sempre per la Hever editrice Il teorema della memoria, presentato a Torino in anteprima presso il Salone Internazionale del Libro e a Napoli presso il Palazzo delle Arti. Nel 2019 pubblica per L’Erudita del Gruppo Giulio Perrone Editore Segui la marea. E’ autore del blog Il buco nelle nuvole, una pagina che oltrepassa la cortina nebbiosa del politically correct e del pensiero unico oggi imperante nel giornalismo e nella politica.

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