Il fine pena mai di Caino.

Ergastolo! Assisto all’epilogo, seppur provvisorio, di una vicenda raccapricciante. Due giovani energumeni, fratelli poco più che ventenni, aggrediscono un ragazzo anch’egli ventenne che cerca di difenderne un altro dalle violenze dei primi e questi ultimi lo ammazzano di botte. Vengono arrestati, subiscono un processo, prima mediatico, poi giudiziario e vengono condannati in primo grado all’ergastolo. Sostanzialmente il gesto di quei due uccide, oltre il povero Willy, nell’ordine la sua famiglia, quella dei due condannati a vita e loro stessi, sepolti fino alla morte in un carcere. Una strage. Tuttavia, in questo caso bisogna dire che per una volta non c’è da indignarsi per la macchina della giustizia, né da stupirsi per quella dei media, collaterale alla prima. I giornalisti hanno raccontato, seppur a modo loro, i fatti, i giudici hanno emesso una sentenza, gli avvocati difensori ricorreranno contro di essa, con le loro motivazioni, punto e basta. Certo gli atteggiamenti dei due fratelli, riconosciuti colpevoli di omicidio volontario e quelli della loro famiglia, non li hanno certo aiutati. Tuttavia, ci si chiede di quale stomaco si debba disporre per gioire per la decisione presa in quell’aula, da rivedere in appello e/o in Cassazione o giusta che sia? A proposito di stomaco, la nausea è già connaturata ai fatti accaduti il giorno di quell’assurdo omicidio, ma quegli ergastoli saziano la sete di protagonismo di tutti coloro, miserabili Vip o sconosciuti leoni da tastiera, che cavalcano l’altrui orrore e l’indignazione di fronte alla minaccia del male, per attirare su di sé consensi o like. Tutti cercano approvazione di fronte al raccapriccio di un strage fatta di un cadavere reale e di tutti gli altri che hanno avuto a che fare con lui, anch’essi ormai morti dentro. Non si può mai essere raggianti per una sentenza di quel tipo, ma silenziosi e rispettosi per il dolore che quella storia ha causato. Solo le famiglie della vittima e dei condannati hanno il sacrosanto diritto di esprimere come c…o vogliono le loro emozioni. Tutti gli altri socialnauti festanti sono solo ignobili parassiti dello strazio altrui.

Author: admin

Michele Morandi nasce a Napoli nel 1964. Dal 1990 vive a Torino dove svolge la professione di Medico Igienista. Il suo indissolubile legame con Napoli, così come la cultura degli anni ’70, hanno fortemente influenzato la sua azione creativa. La trasposizione di immagini e vissuti del passato sono sempre diretti a un’interpretazione della realtà corrente. Nel 2013 pubblica per la Hever editrice L’uomo che non esiste. Il volume è stato presentato a Napoli presso la Saletta Rossa della Libreria Guida e a Torino al Salone Internazionale del Libro di quell’anno. Nel 2015 pubblica sempre per la Hever editrice Il teorema della memoria, presentato a Torino in anteprima presso il Salone Internazionale del Libro e a Napoli presso il Palazzo delle Arti. Nel 2019 pubblica per L’Erudita del Gruppo Giulio Perrone Editore Segui la marea. E’ autore del blog Il buco nelle nuvole, una pagina che oltrepassa la cortina nebbiosa del politically correct e del pensiero unico oggi imperante nel giornalismo e nella politica.

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