Enrico Letta e le libertà a senso unico (non) alternato.

Complimenti a Enrico Letta per la lezione di laicismo che ha regalato via social, spinto con ogni probabilità da uno dei temi politici più penetranti di queste settimane: la sentenza della Corte Suprema USA sull’aborto. Il candore di quanto afferma l’ex margheritino è stupefacente. Il suo pensiero riassunto nella celebre frase di Evelyn Beatrice Hall “Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu possa dirlo” erroneamente attribuita a Voltaire, squarcerà le nubi dell’oscurantismo conservatore della “volgare canea di destra” in questo paese. È bello quando, con tono professorale, vengono elargiti al popolo precetti di così alta etica. Il segretario del PD forse aspira sorprendentemente a vette liberali, siderali per un segretario del Pd. Forse cerca di raggiungere Gobetti, Einaudi, Keynes, o semplicemente si accontenta solo di fare il furbo. Già, perché è suggestivo parlare di libertà, ma è decisamente più impegnativo ammettere che esistono più direzioni per esercitarla. Il fatto è che il suo schieramento politico con annessi e connessi come movimenti vari, sindacati, ecc. ammettono solo la libertà in una direzione: la loro. Ad esempio, solo dei fanatici oscurantisti, in questo paese cancellerebbero oggi il divorzio, l’aborto o le relazioni omosessuali, ma il politically correct del mondo di sinistra prevede la gogna contro chi invece, proprio come afferma Letta, dichiara di non praticare l’aborto, magari come medico obiettore, di non ricorrere al divorzio solo per scelta etica personale, o non gradire, senza per questo impedirlo, un Gay Pride, rispettando serenamente l’omosessualità. Una valanga di epiteti rabbiosi travolgono chiunque osi dissentire dal pensiero corrente targato PD e affini, senza parlare dei cugini dello stesso Pd, estremi di sinistra. Strano, perché secondo il cantore della morale de sinistra, Michele Serra, la canea malmostosa sarebbe quella delle destre e probabilmente ha anche ragione: se dal dopoguerra in poi non si era allineati a sinistra si era fascista o, peggio, democristiano. Malmostoso, dopo decenni di insulti e gogna culturale, anche se non ci nasci lo diventi per forza. Quindi Bravo Enrico! Magari però, quando si dicono queste cose, forse è meglio crederci sul serio, almeno un po’…

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Michele Morandi nasce a Napoli nel 1964. Dal 1990 vive a Torino dove svolge la professione di Medico Igienista. Il suo indissolubile legame con Napoli, così come la cultura degli anni ’70, hanno fortemente influenzato la sua azione creativa. La trasposizione di immagini e vissuti del passato sono sempre diretti a un’interpretazione della realtà corrente. Nel 2013 pubblica per la Hever editrice L’uomo che non esiste. Il volume è stato presentato a Napoli presso la Saletta Rossa della Libreria Guida e a Torino al Salone Internazionale del Libro di quell’anno. Nel 2015 pubblica sempre per la Hever editrice Il teorema della memoria, presentato a Torino in anteprima presso il Salone Internazionale del Libro e a Napoli presso il Palazzo delle Arti. Nel 2019 pubblica per L’Erudita del Gruppo Giulio Perrone Editore Segui la marea. E’ autore del blog Il buco nelle nuvole, una pagina che oltrepassa la cortina nebbiosa del politically correct e del pensiero unico oggi imperante nel giornalismo e nella politica.

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