Breve storia triste: mi sono steso sul divano, ho acceso la TV e dopo ben otto votazioni hanno rieletto Sergio Mattarella Presidente della Repubblica. La malinconia di questa breve storia non è per la figura rieletta, apprezzata per il suo senso del dovere istituzionale, ma per lo stupore collettivo su una rielezione che sa di sconfitta della politica. “Se rieleggono di nuovo il Presidente uscente vuol dire che questa politica non è stata in grado di mettersi d’accordo!” esclama la gente indignata, facendo eco ai media. Ci voleva questo per capire che la politica non è più nella seconda Repubblica ma neanche in una presunta terza? È rimasta in una zona più buia che grigia dove le idee, le ideologie, ma anche le strategie o addirittura i pregiudizi sono da tempo un linguaggio sconosciuto. Qualcuno parla di problemi di grammatica istituzionale, ma qui è questione di alfabeto elementare. Oggi è rimasto solo il vuoto pneumatico. Se oramai la politica non è neanche in grado di esprimere un Presidente del Consiglio politico è segno che non c’è nessuna affezione per ciò che interessa alla Nazione, ma solo pressapochismo dilettante. Se il prestigio conta al di là delle idee e l’unica figura italiana di prestigio agli occhi del mondo è Mario Draghi, lasciato lì dov’è per non “sprecare” le risorse del Pnrr, allora i veri trionfatori sono coloro che la vecchia, sporca e cattiva politica del passato hanno preteso di distruggerla senza sostituirla. Non mi riferisco solo al cieco giacobinismo dei pentastellati, ma anche e soprattutto a chi, prima di loro, trent’anni fa, per paura di perdere la leadership guadagnata con la liquefazione giudiziaria della Democrazia Cristiana hanno solo pensato ad abbattere sistematicamente la voglia del Paese di voltare pagina dall’inizio degli anni novanta. Il risultato è stato distruggere tutto ciò che non fosse di sinistra perdendo dunque la capacità politica di dialogare con gli avversari. Poi sono arrivati i grillini e con loro il paradosso scontato di chi ha cavalcato l’indignazione per il vecchiume partitico del Paese, per poi aggrapparsi disperatamente a quelle poltrone che si vantavano di voler annientare. Perché allora ci si stupisce solo oggi se questa classe politica analfabeta non è più in grado da decenni di fare ciò che sarebbe chiamata a fare?