Breve storia triste

Breve storia triste: mi sono steso sul divano, ho acceso la TV e dopo ben otto votazioni hanno rieletto Sergio Mattarella Presidente della Repubblica. La malinconia di questa breve storia non è per la figura rieletta, apprezzata per il suo senso del dovere istituzionale, ma per lo stupore collettivo su una rielezione che sa di sconfitta della politica. “Se rieleggono di nuovo il Presidente uscente vuol dire che questa politica non è stata in grado di mettersi d’accordo!” esclama la gente indignata, facendo eco ai media. Ci voleva questo per capire che la politica non è più nella seconda Repubblica ma neanche in una presunta terza? È rimasta in una zona più buia che grigia dove le idee, le ideologie, ma anche le strategie o addirittura i pregiudizi sono da tempo un linguaggio sconosciuto. Qualcuno parla di problemi di grammatica istituzionale, ma qui è questione di alfabeto elementare. Oggi è rimasto solo il vuoto pneumatico. Se oramai la politica non è neanche in grado di esprimere un Presidente del Consiglio politico è segno che non c’è nessuna affezione per ciò che interessa alla Nazione, ma solo pressapochismo dilettante. Se il prestigio conta al di là delle idee e l’unica figura italiana di prestigio agli occhi del mondo è Mario Draghi, lasciato lì dov’è per non “sprecare” le risorse del Pnrr, allora i veri trionfatori sono coloro che la vecchia, sporca e cattiva politica del passato hanno preteso di distruggerla senza sostituirla. Non mi riferisco solo al cieco giacobinismo dei pentastellati, ma anche e soprattutto a chi, prima di loro, trent’anni fa, per paura di perdere la leadership guadagnata con la liquefazione giudiziaria della Democrazia Cristiana hanno solo pensato ad abbattere sistematicamente la voglia del Paese di voltare pagina dall’inizio degli anni novanta. Il risultato è stato distruggere tutto ciò che non fosse di sinistra perdendo dunque la capacità politica di dialogare con gli avversari. Poi sono arrivati i grillini e con loro il paradosso scontato di chi ha cavalcato l’indignazione per il vecchiume partitico del Paese, per poi aggrapparsi disperatamente a quelle poltrone che si vantavano di voler annientare. Perché allora ci si stupisce solo oggi se questa classe politica analfabeta non è più in grado da decenni di fare ciò che sarebbe chiamata a fare? 

Author: admin

Michele Morandi nasce a Napoli nel 1964. Dal 1990 vive a Torino dove svolge la professione di Medico Igienista. Il suo indissolubile legame con Napoli, così come la cultura degli anni ’70, hanno fortemente influenzato la sua azione creativa. La trasposizione di immagini e vissuti del passato sono sempre diretti a un’interpretazione della realtà corrente. Nel 2013 pubblica per la Hever editrice L’uomo che non esiste. Il volume è stato presentato a Napoli presso la Saletta Rossa della Libreria Guida e a Torino al Salone Internazionale del Libro di quell’anno. Nel 2015 pubblica sempre per la Hever editrice Il teorema della memoria, presentato a Torino in anteprima presso il Salone Internazionale del Libro e a Napoli presso il Palazzo delle Arti. Nel 2019 pubblica per L’Erudita del Gruppo Giulio Perrone Editore Segui la marea. E’ autore del blog Il buco nelle nuvole, una pagina che oltrepassa la cortina nebbiosa del politically correct e del pensiero unico oggi imperante nel giornalismo e nella politica.

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