Piove! Dopo settimane di siccità si rivede l’acqua. Riemergono i fantasmi, non al tempo del colera, ma del Covid19, un po’ come la passione raccontata da Gabriel Garcia Marquez di Florentino Ariza che confessa a Fermina Daza di essere ancora innamorato di lei a distanza di oltre mezzo secolo. Sembra che anche oggi i morti e sepolti si tengono in vita artificialmente con la forza dell’ossessione. Passeggio sotto i portici con il mio Green al guinzaglio e noto all’esterno di un’edicola chiusa un manifestino nel quale LaRepubblica pubblicizza al prezzo popolare di nove euro e novanta un libro di un certo Francesco Filippi dal titolo: Mussolini ha fatto anche cose buone. Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo. Mi torna subito in mente quella frase pronunciata spesso da mia madre. Lei, anno 1919, è stata testimone oculare di quel periodo. La sua età le ha consentito di vivere e costruirsi un’opinione, seppur soggettiva. Nel proferire quella formula non intendeva ergersi in alcun giudizio storico/politico. Esprimeva a distanza di decenni la sua esperienza di ragazza vissuta in tempi di guerra e distruzione sotto un regime totalitario. Oggi, se fosse viva, avrebbe centouno anni e non trentanove come il giovane autore del suddetto volume. Ho provato a capire di più e sono andato sul sito di LaRepubblica: https://www.repubblica.it/robinson/2020/02/13/news/mussolini_ha_fatto_anche_cose_buone-248429778/
Non è servito a molto. L’articolo, come prevedibile, è una semplice recensione in formato propagandistico che incensa lo “smascheramento” delle fake su luoghi comuni tipo “i treni passavano in orario“ o “Mussolini ha dato la pensione agli italiani” e auspica l’utilizzo del volume a fini didattici, come fosse la Divina Commedia o i Promessi sposi. Addirittura secondo il giornalista, cito l’articolo: “dovrebbe essere adottato nelle scuole, come fondamentale compendio della storia del ‘900, ma non solo. Il testo insegna un metodo di indagine utile per smontare non solo le falsità del passato, ma le bufale contemporanee.”
A parte il divertimento che mi pervade leggendo il suggerimento di innalzare l’opera suddetta a classico da adottare nelle scuole, mi assale un dubbio atroce che nulla ha a che fare con il contenuto del libro. Premetto che non l’ho letto, ma dall’articolo è facile farsene un’idea sommaria e quindi mi chiedo: siamo certi che nel 2020 a qualcuno, a parte gli editori e i redattori di Repubblica, interessi veramente se i treni di Mussolini dopo il 1922 arrivavano in orario o se quest’ultimo ha realmente bonificato le paludi pontine? Siamo proprio convinti che i fascismi di oggi siano la copia carbone di quello della marcia su Roma, fatta da braccianti con i calzoni alla zuava e con le divise rattoppate della Grande Guerra? Quei signori di Repubblica pensano davvero, lanciando un volumetto di uno “storico” trentanovenne, di fermare il pericolo “incombente” di un revival fascista spiegando ai bambini in età scolare che “il ventennio” del secolo scorso è stato l’origine di tutti gli imbrogli di oggi e che tutti rischiamo di ricadere a breve sotto una nuova dittatura nera dalle fregature solenni? Oggi i problemi prioritari del nostro Paese sono davvero i siti web “neri” che propagandano cazzate surreali pari solo a quelle dei siti ultracomunisti e antagonisti di analogo peso culturale? Non pretendo che il signor Filippi, in nome del suo smontaggio delle falsità del passato o delle bufale contemporanee, si dedichi a ciò che ha rappresentato (e ancora rappresenta) lo stalinismo e il maoismo nella pseudocultura di molti giovani, ma almeno mi aspetto che suoi editori la piantino di prendere in giro il prossimo con la loro ossessione sul fascismo del ventennio, che peraltro Eugenio Scalfari ha conosciuto bene essendone stato, al tempo, un acceso sostenitore. Se scrivessi un volume sulla rievocazione delle atrocità avvenute in occasione della colonizzazione della Libia nel 1911 ad opera del governo Giolitti, non mi filerebbe neanche il portinaio della sede di Repubblica, eppure i fatti non erano tanto distanti dal ventennio fascista. Ma Giolitti non ha lo stesso appeal di Mussolini. Se proponessi all’autore di cui sopra di sventare le fake che vogliono i comunisti di sempre contro ogni conflitto e a favore della pace universale, gli chiederei di scrivere insieme a me un saggio sulla soddisfazione di Karl Marx, ottant’anni prima, in merito all’occupazione coloniale dell’Algeria da parte della Francia, ma anche di questo evidentemente non fregherebbe niente a nessuno ed è giusto che sia così. Per cui cito la suggestiva frase tra di rito trovata al fondo dell’articolo sul portale di LaRepubblica, attribuita a Carlo Verdelli: “La Repubblica si batterà sempre in difesa della libertà di informazione, per i suoi lettori e per tutti coloro che hanno a cuore i principi della democrazia e della convivenza civile”
Così, tanto per sentirmi più al sicuro…