Guardo, affacciato alla finestra, le strade bagnate. La pioggia scende impalpabile come ormai è la paura. Non è una paura fatta di panico verso l’ignoto; è più una nostalgia di ciò che prima non era e ora è, anzi incombe. È sottile consapevolezza che le cose in un modo o nell’altro cambiano e non ci si può fare molto. Manzoni chiudeva la sua storia più famosa con una pioggia che portava via, oltre alla peste, la sofferenza di Renzo e Lucia. Quell’acqua che scendeva dirompente era un segno di cambiamento o almeno di speranza come nemesi del suo romanzo. Nel nostro Paese un mega scossone è sempre stato il preludio di cambiamenti positivi. Toccare il fondo, che in Italia significa precipitare all’infinito senza mai toccarne uno, è una condizione necessaria e sufficiente per ripartire resettando il peggio di noi. Non intendo ovviamente benedire l’epidemia, semmai l’impegno di tutti quelli che lavorano lottando per gli altri e per sé stessi. Quelli che realmente stanno dando tutto contro una minaccia invisibile, anche se fin troppo concreta, per non essere considerata reale. Vorrei dare uno sguardo oltre il palazzo di fronte alla mia finestra, provare a immaginare cosa ci rimarrà di tutto questo tra un po’. Siamo un popolo che per definizione non ama le regole e non si fida di chi le estende. Ciononostante, anche se per paura, le stiamo applicando. Finché la paura non sarà sostituita dalla fiducia, che non ci è mai appartenuta, saremo destinati a l’insoddisfazione perpetua. Non è solo chi è tenuto ad applicare le regole a non fidarsi, ma anche e soprattutto chi le scrive. Chi ci governa non è diverso da noi; viene dal nostro mondo fatto diffidenza e il circolo vizioso è così completo. Io cittadino delegittimo la norma che non mi piace e chi la scrive mi delegittima a sua volta come cittadino incapace di vivere in una comunità. Il dopo Covid19 non potrebbe mai essere ciò che è stato il nostro dopoguerra dopo il l’8 settembre del ‘43 in termini di riedificazione. È necessaria la costruzione ex novo di un sentimento per noi italiani sconosciuto: la fiducia. Il suo contrario, la sfiducia, è molto più contagioso di tutti i Coronaviridae esistenti. Ne siamo positivi al tampone da più di duemila anni, anche se è stata la nostra difesa contro l’arroganza di noi stessi verso il prossimo. Tuttavia, tra qualche mese sarà necessario costruire e smettere di abbattere di continuo il pavimento su cui ci teniamo in piedi.