Desidero ringraziare Giovanni Floris, conduttore del programma TV “diMartedì” su La7, per aver invitato Corrado Augias in compagnia di Pier Luigi Bersani.
Applicando con perfetta coerenza l’Articolo 2 del Testo Unico dei Doveri del Giornalista ricercando, raccogliendo, elaborando e diffondendo con la maggiore accuratezza possibile ogni dato o notizia di pubblico interesse secondo la verità sostanziale dei fatti. Non vorrei che le mie parole fossero intese come sarcastiche: Floris nel mostrare il passaggio televisivo di Augias, sulla differenza tra chi è di destra e chi è di sinistra, ha davvero squarciato con inequivocabile semplicità l’idea corrente di molti. Non importa il deficit di autorevolezza di Augias e il suo discettare basico su destra e sinistra, ma egli ha fornito un grande servizio pubblico nell’evidenziare a tutti l’avvilente povertà di pensiero che domina lo stereotipo della sinistra. Grazie alla sua interpretazione e al goffo solito tentativo di edificare muri tra chi ragiona (…solo se è di sinistra) e chi usa l’istinto (…solo se è di destra) che personaggi come lui, il suo co-invitato Bersani e altri superstiti di blandi tentativi di rottamazione, sopravvivono ancora alla realtà. Soprattutto resistono all’ineluttabilità della storia. La realtà è il presente e la storia è solo il racconto retrospettivo di un reale già avvenuto, ma per Augias evidentemente quest’ultima non esiste e di conseguenza neanche la realtà del presente. Se “l’intellighenzia” di sinistra si distinguesse davvero per l’uso di un impianto culturale forse leggerebbe meglio la realtà quotidiana, rinunciando alle solite strategie propagandistiche e i primi a farne le spese sarebbero proprio i Bersani, i D’Alema e lo stesso Augias che dovrebbero rinunciare alla retorica per un illuminismo pragmatico che lo metterebbe in ginocchio autorottamandosi.
Un bell’articolo di Bruno Giurato su Linkiesta citava nel 2017 Emilio Villa, grandissimo artista, poeta, biblista (da non confondere assolutamente con l’omonimo Emilio Villa, collaboratore della triste e tragica rivista “Difesa della razza”).
Villa scrisse un libercolo, La danza dei cadaveri. La fiera dei venduti nel 1978, a penna su un taccuino, senza nemmeno un punto, tutto in minuscole, destinato a una circolazione tra pochi amici e oggi edito da De Piante. Così definiva le attività degli intellettuali dell’epoca: “mercanti premiaioli intrallazzatori di ministeri, di cattedre, di sedie, di editoria, di assessorati, di uffici tecnologici mobilifici bancari scolastici pubblicitari, di forme neopuristiche, iristiche, pirellistiche, olivettistiche, fiatistiche e altre e altro”.
La semplificazione di Augias, che rappresenta in pieno il pensier(ino) di molti, fa rimpiangere quegli intellettuali descritti da Villa e, come scritto dal giornalista de Linkiesta,“Ridateci gli intellettuali snob e servi del potere”.
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