Hooker: «Da quando in qua vai in chiesa la sera?» Alva: «Da quando organizzano la tombola. Se vinco bene, se no soffio i soldi a quelli che vincono e poi mi confesso.»
Così risponde Robert Redford alias Johnny Hooker, il truffatore ne la Stangata. Certo la messinscena ordita dalla coppia Newman/Redford nel film è di gran livello rispetto alle cose di casa nostra. La solidarietà mediata dalla stampa, a volte miracolosa nei casi in cui soccorre situazioni realmente gravi, spesso ricorda il tizio che va in chiesa per la tombola. Magari la vincita non è in denaro, ma in consensi venduti dagli editori alla politica per assoldare polli da far indignare e noi cittadini saremmo quei polli da spennare. La vicenda di Malika ha privato un po’ tutti dalle nostre piume con destrezza. Per riassumere, Malika è una giovane che denuncia di essere stata cacciata di casa perché lesbica. Non ha risorse per sopravvivere e si diffonde, via media, una gara di solidarietà vista la condizione di povertà dichiarata dalla ragazza. Tutti i grandi statisti e pensatori del momento, tra cui Fedez, solidarizzano con Malika. Partono due diverse collette che accumulano in poco tempo 140.000 euro e 12.000 euro. Poi la sorpresona! La (ex) povera Malika per il suo sostentamento avrebbe acquistato con i soldi della gara di solidarietà una Mercedes e un bulldog da 2500 euro. Risultato: la ragazza viene sommersa di insulti social. Beh, certo, la giovane nuova icona della difesa dei diritti gay, intervistata persino da Vanity fair, non ha fatto una splendida figura, ma tutti quegli insulti li merita davvero solo lei? Chi ha pompato questa vicenda? La stessa Malika con un banale profilo social o l’intera “intellighenzia” giornalistica democratica e radical chic? Chi ha stigmatizzato la cacciata di casa della ragazza, accusando i suoi genitori, di barbaria civile? Chi ha utilizzato come simbolo della persecuzione gay/Lgtb la vicenda, accumulandola ad altre storie di violenza e sopraffazione? Peccato che la stampa illuminata dal raggio di sole color arcobaleno si sia in blocco dimenticata che il padre di Malika è un signore originario del Marocco e che gli islamici non vedono di buon grado la questione omosessualità, ma guai a dire queste cose se sei di sinistra. Se una famiglia di trogloditi italiani, francesi, americani o comunque occidentali sbatte fuori di casa un figlio o una figlia omosessuali, tutti in piazza a protestare, ma se un musulmano magari proveniente da Arabia Saudita, Iran, Nigeria, Mauritania, Pakistan, Somalia e Yemen, tutti stati dove l’omosessualità è punita con la pena di morte, defenestra figli non eterosessuali pazienza: l’importante è inginocchiarsi, vergognandosi di essere occidentali.
Oppure, come nel caso di “illustri” scrittrici de noartri come la Murgia, si può essere paladini contro l’omotransfobia per poi condividere le posizioni di un movimento terroristico come Hamas, notoriamente ultraislamiche e quindi omofobe.
La stangata allora quale sarebbe e chi l’avrebbe messa in atto? Vabbè, tanto poi basta confessarsi…