Pensavo fosse amore… invece era un calesse. Troisi, alias Tommaso nel film omonimo, disse: “Mamma mia… io guarda, io non è che so’ contrario al matrimonio eh, che non so’ venuto… Solo, non lo so, io credo che in particolare un uomo e una donna siano le persone meno adatte a sposarsi tra di loro, troppo diversi.”
Chissà perché mi immaginavo populista e invece ho scoperto di essere un calesse. Pensavo che la tutela delle scelte/attitudini altrui non dipendessero dalla libertà di esprimersi degli altri. Quanto questa libertà sia lesiva, al netto dell’insulto diretto che peraltro è già punito, non immaginavo che potesse stabilirlo qualcuno con una toga in un tribunale come nel mondo di Orwell e invece mi sbagliavo. Ecco i fatti : un certo mons. Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati per la Segreteria di Stato della Santa Sede, avrebbe fatto recapitare una “nota verbale” all’ambasciata italiana in Vaticano sul ddl Zan. Secondo il Corriere della sera, in tale nota si denuncerebbe la violazione in alcuni contenuti dell’accordo di revisione del Concordato. Nel dettaglio, il ddl Zan comprimerebbe “la libertà garantita alla Chiesa cattolica dall’articolo 2, commi 1 e 3 dell’accordo di revisione del Concordato“. In particolare le pene previste dal ddl potrebbero riguardare anche chi assume posizioni nettamente discordanti sul concetto di “identità di genere” e sulle sue applicazioni, ad esempio, dal punto di vista educativo, diventando di fatto un bavaglio nei confronti della libertà di opinione. Ma ciò che sorprende è l’alzata di scudi della sinistra. Dopo anni di collateralismo con la Chiesa di Papa Francesco adesso i radical chic si lamentano dell’ingerenza vaticana. Laura Boldrini ha tuonato: “Ascoltiamo anche il Vaticano, ma il Parlamento è sovrano”. Strano, un tempo la Boldrini via Twitter scriveva: “Nel processo costruzione #Europa resistenze a cedere quote sovranità. Ma traguardo va raggiunto, o prevarranno disgregazione e populismo“ ma se c’è da fare propaganda guai a cedere la sovranità a un’osservazione basata su un Concordato revisionato nell’84 tra Stato italiano e Chiesa. Ma questo articolo 2 ai commi 2 e 3 del Concordato cosa dirà di così invasivo della sovranità nazionale, ora difesa a spada tratta dalla Boldrini? La Repubblica italiana riconosce alla Chiesa cattolica la piena libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione. In particolare – si legge al comma 1 – è assicurata alla Chiesa la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica“. Inoltre, il comma 3 recita che “è garantita ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione“. Sostanzialmente, la Chiesa non vuol rischiare di essere sanzionata penalmente per il mero esercizio di espressioni o comportamenti riconducibili a convincimenti che non sono né di aggressione, né di violenza, né d’incitazione all’odio, anche se altri potrebbero su queste opinioni fondare le loro condotte violente e, considerato com’è scritto il ddl, la Chiesa ha ragione da vendere. Nella medesima condizione rischierebbe di trovarsi chiunque, laico o ecclesiastico, ritenesse di esprimere un pensiero e a tale pensiero venisse attribuita da un tribunale la condotta violenta di qualcun altro. Un po’ come se un uomo o una donna di sinistra si dichiarassero contro lo Stato di Israele e un giudice attribuisse a loro un episodio violento di antisemitismo o addirittura un attentato a cittadini israeliani perché un ddl non chiarisce a sufficienza tale assurda correlazione. A rincarare la dose è un certo Riccardo Magi deputato di +Europa che si è espresso così su Facebook: “Noi lo diciamo da decenni e ora lo ribadiamo: aboliamo il Concordato!“. Peccato che il parlamentare non sappia che per abolire il Concordato bisognerebbe modificare la Costituzione “più bella del mondo”. Nel 1948 i Patti lateranensi furono riconosciuti costituzionalmente nell’articolo 7. Qualsiasi modifica dei Patti può avvenire di mutuo accordo tra lo Stato e la Santa Sede e solo in tal caso la revisione degli accordi non richiederebbe un procedimento di revisione costituzionale. Peraltro, non può essere neanche proposto un referendum per l’abolizione o la modifica del Trattato, del Concordato o delle leggi collegate a essi perché non sono ammessi nel nostro ordinamento referendum riguardanti i trattati internazionali, ai sensi dell’art. 75 della Costituzione. Per cui cari pasdaran della sinistra a corrente alternata, con la Chiesa decidetevi: o siete amore o siete un calesse…