L’associazione tra i due drammatici incendi di questi giorni e la lotta di classe del Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi (…nomen omen) mi ha spiazzato. Il “grattacielo insicuro dei poveri” si è disintegrato sotto le fiamme esattamente come le due torri gemelle di NYC non certo abitate da clochard. Superato lo sbigottimento ho fatto una piccola ricerca su simboli, linguaggio, comunicazione e soprattutto sulla propaganda. In particolare la foto di Gramsci sul profilo personale di Facebook del Governatore mi ha stimolato ad aggiornarmi un po’ sul tema della propaganda. Scopro Harold D. Lasswell, importante studioso del secolo scorso sui metodi di propaganda e un suo testo, Visioni del comunismo, di cui riporto alcuni passi. Secondo lui: “La propaganda può essere definita come il controllo delle opinioni attraverso la manipolazione dei simboli (i simboli sono parole e strumenti simili alle parole come immagini e gesti)”. La propaganda comunista per Lasswell intende indirizzare i conflitti sociali – da qualunque motivo essi siano causati – contro i simboli e le pratiche dell’ordine stabilito e a favore dei simboli proposti dal partito comunista o da altri soggetti schierati accanto ad esso.
“È stata avanzata l’ipotesi che un’abile propaganda rivoluzionaria dipenda dalla possibilità di provocare crisi di coscienza come strumento per emancipare le persone dalle costrizioni della “vecchia coscienza”
Propaganda e manipolazione dei simboli sono strettamente connessi così come strettamente connesse sono le ipotesi concernenti la proporzione precisa tra espressioni di preferenza “positive” e “negative”. Poiché quello di generare atteggiamenti ostili verso i simboli e le pratiche dell’ordine costituito è senza dubbio un obiettivo di propaganda rivoluzionaria, è necessario che i simboli di preferenza ostili (negativi) vi giochino un ruolo di primo piano.
I propagandisti devono mantenere costanti certi simboli, per stabilizzare gli orientamenti. Nello stesso tempo è necessario che essi mutino simboli, al fine di rafforzare i simboli chiave, di adattarsi alla composizione mutevole di ciò che è al centro dell’attenzione collettiva, e di allargare il novero delle persone che presta attenzione.
Comprendo lo scoramento del lettore dopo una simile mappazza e ammiro chi, leggendo questo post, ha resistito sin qui senza lanciare contro la parete il tablet o il pc oppure non mi ha ancora invitato a recarmi a quel paese. Allora arrivo subito al dunque. Il rogo di un grattacielo, certamente, non messo in idonea sicurezza, (…ancorché attorniato da “ricchi sfondati”), rogo, ricordo, dovuto a un corto circuito di una lavatrice, andrebbe interpretato come un simbolo negativo del profitto e del mercato? Così come un grande incendio boschivo dovrebbe essere correlato alle disuguaglianze sociali? Come sosteneva negli anni ‘30 Lasswell i simboli vengono utilizzati, a scopi propagandistici, per generare atteggiamenti ostili verso un ordine costituito. Nel caso specifico sostenuto da Rossi l’ordine costituito sarebbe la concatenazione di eventi elettrici e di mancata prevenzione che avrebbero causato l’incendio, il tutto aggravato, secondo lui, dalla diseguaglianza reddituale tra condomini della torre Grenfell e i residenti benestanti del quartiere. L’altra faccia del medesimo ordine da sovvertire sarebbe la sequenza di azioni metereologiche (…fulmini e siccità), entrambi , secondo il Governatore toscano, dovuti alle diseguaglianze generate dal profitto e dal capitalismo. Per cui i due tragici eventi (simbolo) siano di monito per sostenere una grande fusione “rosso/verde” che riunisca la sinistra all’insegna dei migliori mondi possibili. Chapeau! Non ci si può che complimentare con il presidente Rossi per la sua intuizione simbolica e per aver raggiunto vette di rara luminosità retorica e politica.
Qualche giorno fa, a proposito delle affermazioni di un politico del M5S, che ironizzava su fantomatici Rolex legati all’obbligo dei vaccini, scrissi un post dal titolo “Piove! Governo ladro!”.
Dopo le affermazioni del Governatore Rossi mi verrebbe da ripensare a quanto già scritto e modificare il titolo in: “Non piove, maledetti capitalisti!”
Ah dimenticavo, a differenza di Filippo Facci dovrei cavarmela: non sono iscritto ad alcun Ordine dei Giornalisti…