Chi è Mino Raiola? Nonostante l’aspetto un po’ ruspante e le leggende a suo carico non è proprio uno sprovveduto. Cito da Wikipedia:
Carmine Raiola nasce a Nocera Inferiore, in provincia di Salerno, da una famiglia di Angri, il 4 novembre 1967.La sua famiglia emigra meno di un anno dopo ad Haarlem, nei Paesi Bassi. Il padre, allora meccanico, apre con successo un’attività di ristorazione, in cui il giovane Mino è impiegato come cameriere.Allo stesso tempo consegue la maturità classica e frequenta per due anni l’università, iscrivendosi alla facoltà di giurisprudenza. Parla sette lingue: italiano, inglese, tedesco, spagnolo, francese, portoghese e olandese. Inizia a giocare a calcio nelle giovanili dell’Haarlem, ma smette all’età di diciotto anni. Nel 1987 diventa responsabile del settore giovanile della squadra. In questo momento intraprende la carriera imprenditoriale, acquistando (e poi rivendendo) un ristorante della compagnia McDonald’s ed entrando nel consiglio degli imprenditori di Haarlem.
All’età di vent’anni fonda una propria prima società di intermediazione, la Intermezzo. Intanto diventa direttore sportivo dell’Haarlem. Grazie a un accordo con il sindacato dei calciatori diventa poi rappresentante all’estero dei giocatori olandesi. Nel 1992 porta Bryan Roy al Foggia, mentre nel 1993 intercorre come mediatore nella trattativa che porta Dennis Bergkamp e Wim Jonk dall’Ajax all’Inter. Diviene poi agente FIFA e abbandona le altre attività. Fonda la società Sportman con sede a Montecarlo, ma con uffici di rappresentanza anche in Brasile, Paesi Bassi e Repubblica Ceca. Negli anni successivi tratta alcuni giocatori per il mercato italiano, come Michel Kreek, Marciano Vink e Pavel Nedvěd. Acquisisce notorietà grazie ai calciatori molto famosi da lui seguiti e alle trattative milionarie in cui è coinvolto curando gli interessi dei giocatori stessi: molto dibattuto mediaticamente è, nel 2009, il passaggio di Zlatan Ibrahimović dall’Inter al Barcellona, circostanza nella quale Raiola firma una clausola in virtù della quale avrebbe guadagnato 1,2 milioni di euro annui, pagati dal Barcellona fino al 2014. Nell’estate del 2010 e nel corso del calciomercato invernale del 2011 agisce da mediatore nelle trattative che conducono Ibrahimović, Robinho, Mark van Bommel, Urby Emanuelson e Dídac Vilà al Milan e Mario Balotelli al Manchester City. Nell’estate del 2012 è protagonista del passaggio di Ibrahimović dal Milan al Paris Saint-Germain e di Paul Pogba dal Manchester Utd alla Juventus.
Tutto il resto è storia recente. Tuttavia, anche i grandi self made man perdono il contatto con la terra e si dimenticano che il proprio talento senza circostanze favorevoli alla fine non varrebbe proprio nulla. Tali circostanze non sono misurabili e/o giudicabili: semplicemente avvengono. È pleonastico pensare di giudicare o addirittura controllare, in un rigurgito di arroganza, i fenomeni esterni alla base di un successo. Se poi risultano a noi pure favorevoli è persino stupidamente autolesionista giudicarli. «Superlega? Non ho capito le proteste dei tifosi. Se non ti interessa, non la compri» così ha sentenziato il super procuratore del calcio in un’intervista al prestigioso giornale sportivo spagnolo As. Forse ai suoi esordi non l’avrebbe pensata così. Mi pongo questa domanda e mi permetto di rispondermi da solo: perché Raiola, insieme ai suoi colleghi procuratori, ai presidenti delle società calcistiche, ai dirigenti e giocatori di queste ultime, ai giornalisti e alle reti televisive vivono una vita qualitativamente molto al di sopra di ogni altra vita “normale”, grazie alla semplice rappresentazione di uno sport? Perché esiste un mercato! Quest’ultimo, riprendendo le parole del grande economista Ludwig von Mises, “è sempre innocente”, non essendo dotato di moralità. Si limita solo a produrre tutti quei beni e servizi che sono richiesti dai singoli, indipendentemente dalle opinioni su quegli stessi beni e servizi. Che la Superlega sia giusta, sbagliata, o né uno, né l’altra, al mercato non gliene frega nulla. Se ai consumatori, per qualsiasi motivo, la Superlega non piace, al mercato interessa solo seguire la domanda. Per cui è del tutto inutile giudicare chi non approva la Superlega se poi sono proprio quelli che non la vogliono coloro che sostengono il mercato e di conseguenza il portafoglio del signor Raiola.
Non sputà n’ciel ca n’facc te torna… caro Carmine Raiola detto Mino e cari creativi del mercato calcistico…