Dalle parole di altri post pubblicati su questo blog si intuisce chiaramente cosa non mi piace di Roberto Saviano, ma questa volta a non piacermi è il sistema che egli stesso contribuisce ad alimentare come un semplice piccolo ingranaggio. Forse lui stesso lo ignora ma si può immaginare di essere un singolo pensatore, libero da vincoli e, in realtà, essere un’avvilente strumento di massificazione del pensiero. Nel sistema del politicamente giusto, dove apparentemente si sostiene uguaglianza e parità in tutto, ad esempio, il mondo giudiziario è buono o cattivo a secondo della convenienza. Nella fattispecie di Saviano si può parlare di convenienza ideologica, ma pur sempre di difesa di un interesse. Il caso di Domenico Lucano, detto Mimmo, è l’ennesimo paradigma. Roberto Saviano, che ha il privilegio di scrivere e firmare i propri pensieri firmati sul Corriere della sera, difende il cosiddetto modello Riace, ingegnato dall’ex Sindaco della cittadina siciliana, a causa del quale quest’ultimo è stato condannato in primo grado da un Tribunale.
Premetto che per me e, spero, per il maggior numero possibile di persone, Domenico Lucano è innocente fino all’ultimo grado di giudizio. I reati a lui ascritti sono numerosi e gravi, ma in altre occasioni clamorose dove lo sfruttamento dell’accoglienza dei migranti è stato dimostrato da altri Tribunali del Paese (o anche rimasto presunto) il trattamento da parte dell’informazione e dei soliti intellettuali è stato dai pesi e dalle misure diverse. Saviano, nel suo articolo parla di un modello che sceglie tra bene e male, di un’alternativa ai casermoni, alle palestre, agli hotel affittati in cui disperati vengono stipati speculando sul cibo che poi risulta riso e acqua, di non pagamento dell’Irpef comunale e nemmeno dell’occupazione del suolo pubblico per le attività commerciali, di scuolabus gratis, di carta d’identità non tassata, non di esempio di accoglienza ma di modello di cittadinanza. Premesso che il contenuto di quanto egli sostiene è tanto suggestivo quanto insostenibile in uno stato sociale e di diritto, in una qualsiasi realtà che non alberghi nelle sue utopie, ma il punto è un altro. Se invece del politicamente corretto Domenico Lucano avessero condannato a 13 anni di reclusione in primo grado un rappresentate pubblico non di sinistra (o non allineato), per i medesimi reati, si sarebbe realizzato un linciaggio di tutta l’informazione senza se e senza ma. Quando la realtà processuale si utilizza per giudicare quella reale, quando un singolo ha il potere conferitogli dalla sua influenza di decidere chi è onesto, chi non lo è, chi è mafioso, n’dranghetista, camorrista e chi non lo è attraverso atti giudiziari e all’occorrenza opinioni personali, a mio parere si tratta semplicemente di convenienza, pur se ideologica. Il fatto è che, se ad agire per convenienza sono io che annovero un numero di lettori esilarante c’è poco da influenzare, ma se lo fa Saviano qualche milionata di persone penserà che la legalità si riduca a una questione di pensiero, magari dalle sfumature rossastre.