Dizin, Darbandsar, Shirbad, Sahand, Dena. Ho sempre pensato nel mio provincialismo consapevole che l’Iran fosse un luogo dai desolati panorami desertici, sole, sabbia, cammelli. Invece, dopo la parata sotto tono degli atleti al mondiale di sci a Cortina scopro che nell’antica Persia esistono diverse località sciistiche come quelle sopra menzionate.
Con pochissimo stupore invece apprendo della “rivolta” delle donne del Pd per la delegazione di governo tutta al maschile.
“Nessuno spazio ci sarà dato per gentile concessione” sottolinea la Serracchiani, ex governatrice Pd del Friuli Venezia Giulia. La proposta: “dare a una donna il posto di vicesegretaria del partito“. La rete Donne per la Salvezza: “Poche ministre, siamo deluse”
https://www.repubblica.it/politica/2021/02/13/news/pd-donne-rivolta-governo_draghi-287461374/
Laura Boldrini, ex presidente della Camera, che si faceva declinare il titolo al femminile e che nel Pd è una new entry, parla di “fatto gravissimo, vergognoso. Non basterà di certo che ora entri qualche sottosegretaria, per il Pd“, assicura.
Se non stupito, sicuramente non convinto di tale, solita, alzata di scudi si è mostrato il neo Presidente del Consiglio Mario Draghi che nel suo discorso al Senato ha affermato che il vero raggiungimento della parità di genere: «…non significa un farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla legge, ma richiede che siano garantite parità di condizioni competitive tra generi».
Chissà, parafrasando l’astronauta Neil Armstrong, forse quello di Draghi è stato un piccolo passo, ma un grande balzo per la politica italiana, ostaggio del solito politically correct vuoto e privo di concretezza. Una “correttezza” che non riesce proprio ad andare oltre una concezione per quote della parità di genere, pretendendo di diritto una poltrona ministeriale con il solo e unico requisito di essere donna.
Torno invece al mio stupore sullo sci persiano. Nessuno tra le Boldrini, le Serracchiani e la “La rete donne per la salvezza” sembra però aver commentato il caso di Samira Zargari, coach della nazionale di sci alpino iraniana. Quest’ultima non ha potuto raggiungere la sua squadra in Italia per i mondiali di Cortina per decisione di suo marito di non concederle il nullaosta per lasciare il Paese. Un permesso necessario perché, in Iran le donne non hanno diritti reali, se non per concessione maschile, compreso il diritto di viaggiare nel mondo, condizionato appunto alla firma di un “tutore” maschio, padre, fratello o marito che sia.
Della violazione dei diritti umani delle donne in Iran non sembra però indignarsi quasi nessuno perché è più comodo farlo sul simulacro di un diritto di genere nostrano che sui diritti fondamentali che hanno a che fare con la libertà di autodeterminarsi. E allora viva lo sci iraniano, viva la libertà di essere ciò che si è e di valere ciò che si vale!