“Per eliminare con le fiamme lo spirito maligno del passato…”
In tempi di revival sull’antifascismo militante è una frase che incarna con vigore la repulsione di un passato scomodo, così vicino secondo alcuni, ormai morto e sepolto secondo altri. In campagna elettorale, come nel Carnevale, ogni scherzo vale. Due politici piemontesi di LeU e PD non hanno partecipato a un convegno culturale perché, tra gli invitati figuravano anche esponenti di Casa Pound. E fin qui nulla di strano proprio perché nel marketing elettorale un’assenza a volte frutta più di mille presenze. Ciò che però si avvicina di più allo scherzo tipico di questo periodo dell’anno è la motivazione di uno dei due assenti all’evento culturale. Il politico avrebbe dichiarato, secondo il quotidiano La Stampa: «La cultura o è plurale e democratica e quindi antifascista oppure non lo è.» http://www.lastampa.it/2018/02/15/cronaca/al-dibattito-c-casapound-i-candidati-pd-e-leu-rinunciano-la-cultura-democratica-e-antifascista-Tz8u1SHSTnfN3aSCskDkYM/pagina.html
Per rafforzare la sua posizione, avrebbe rammentato il reato di apologia di fascismo e la Costituzione antifascista. Nulla da eccepire sul Codice penale e sui fondamenti della nostra Carta costituzionale. Non capisco però in tutto ciò cosa c’entri la cultura. Mi sembra spericolato appioppare a un concetto così ampio aggettivi o criteri limitativi. Farlo non è né giusto né sbagliato; è inutile. Per definizione l’espressione non può assoggettarsi a limiti stabiliti a tavolino da qualcuno, fosse anche un ampio consesso di premi Nobel. La stessa evoluzione di ogni cultura nei millenni avrebbe dovuto insegnare all’uomo quanto sia dannoso cercare di assoggettarla a regole prestabilite di qualsiasi genere. Il concetto di cultura è immensamente semplice, ma solo se lo si vuole affrontare laicamente. In caso contrario diventa ottuso se normato da regole prestabilite o da ideologie di qualsiasi genere. La grandiosa semplicità della cultura è data dall’essere lo specchio della nostra storia e soprattutto di ognuna delle nostre storie e ciò rende vano ogni tentativo di imbrigliarla, solo perché non esiste possibilità di tenere a bada la storia. Anzi, il pericolo di imbrigliare la cultura con la politiche è pericoloso, come proprio la storia insegna. La cultura esiste finché esisterà l’uomo, ma chi deciderà di rimuovere una parte di essa scomoda cancellerà parte della propria storia, anche se è una storia spaventosa da eliminare con le fiamme perché spirito maligno del passato…”
Chiedo scusa se non ho ancora riportato l’autore della citazione “antifascista” sull’eliminazione dello spirito maligno del passato: Joseph Goebbels nel 1933 durante il Bücherverbrennungen (roghi di libri) nell’Operplatz di Berlino…