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È uno strano periodo. Saranno le giornate corte o l’incombere del Blue Monday, che sempre più spesso è anche Tuesday, Wednesday, Thursday, ma la voglia di scrivere è ridotta al lumicino. Butto l’occhio sui quotidiani e, nonostante lo stile della politica sia sempre più comico anche su temi che di divertente non hanno proprio nulla, non riesco proprio a scuotermi. Un articolo comparso sul Corriere del Mezzogiorno a proposito di un fatterello accaduto a Napoli, però smuove la mia pigrizia e con decisione oltrepasso il titolo: “Napoli, spettatrice non gradisce lo spettacolo in teatro, Toni Servillo la invita ad andarsene”
In breve, l’attore Toni Servillo era in scena al teatro Bellini di Napoli quando, secondo l’articolo, una spettatrice avrebbe espresso con la mimica del volto disappunto durante il suo lavoro. Quest’ultimo, evidentemente irritato per le espressioni facciali della signora, sarebbe sceso dal palco e redarguendola l’avrebbe invitata ad andarsene in virtù del suo non gradimento dello spettacolo.
Francamente, al di là di cosa sia successo realmente in quel teatro, mi interessa poco esprimere opinioni sulle ragioni dell’attore o della spettatrice: è un tema scivoloso quello del diritto a esprimere la propria contrarietà. Misurare le ragioni di una persona dissenziente che, senza disturbare gli altri spettatori esprime con la sola mimica del volto disappunto e confrontarle con quelle dell’attore, contrariato da quel comportamento, è del tutto inutile. Ho trovato interessante invece l’aria di dissenso che si respira ancora oggi di fronte al dissenso altrui. Ripeto, non ne faccio una questione di diritto a esprimere contrarietà a qualcosa, ma il gesto di rifiuto di Servillo a quella contrarietà mi ha colpito. Lì c’era tutto lo snobismo che una pseudocultura della “sinistra illuminata” adottava prima e continua ad esprimere oggi. Per quella sinistra colta, nel senso del verbo cogliere (…in flagrante), non c’è bisogno di arrivare ai terrapiattisti o ai sostenitori dell’esistenza delle sirene e delle scie chimiche per respingere con sdegno un dissenso, in questo caso, sulla logica delle cose. Per taluni basta solo avere un’opinione differente per essere definiti intolleranti e cacciati idealmente da una comunità. Chi non si allinea al correct politico viene invitato ad alzarsi e ad abbandonare il posto. Peccato che chi invece stabilisce cosa è correct o non lo è sono sempre i soliti noti. Sono proprio loro i responsabili della comparsa di nuovi e ugualmente influenti protagonisti di un correct ma di segno opposto pur velleitario e surreale nella stessa maniera. Salvini, Di Battista e Di Maio devono ringraziare proprio i vecchi intellò della sinistra al caviale se oggi sono diventati per le masse i nuovi profeti di cosa è corretto e cosa non lo è. Essi si sforzano di far credere che, al contrario di quanto appena scritto, siano le masse a indicare loro cosa è giusto e cosa no. Tuttavia omettono di dire che tra le persone super incazzate e quelle super indignate è collocata la massa critica moderata e silenziosa dimenticata e della quale si ignora il dissenso.
Servillo ha incarnato nel mondo reale quell’insofferenza snob degli “eletti” che il suo regista preferito Paolo Sorrentino ha fotografato nel suo libro Hanno tutti ragione. Proprio Servillo, mentre recita i passi di quel libro, comunica con la sua lettura dal tono annoiato e altezzoso quella mal sopportazione del reale, in una sfilza di dichiarazioni di insofferenza che tracciano invece un mondo totalmente irreale. Caro Toni, esistono dei casi in cui anche “la sfumatura”, unica circostanza da te tollerata nella recitazione delle scritture del tuo regista, può diventare, se non in linea su ciò che sei o fai, insopportabile. Ed è proprio quell’insofferenza sfastidiata da Marchese del Grillo “Io so io e voi nun siete un c...”ad aver generato i mostri della politica di oggi.
Fattene una ragione; c’est la vie…