Sul quotidiano “La Stampa” di oggi campeggia in prima pagina un’articolo, dal titolo “Vergogna Predappio” con foto cubitale di una folla di personaggi preistorici al cimitero che mostra il saluto romano. Nulla da eccepire sulla priorità data alla notizia; è questione di scelte. In questo paese, è possibile decidere cosa è importante e cosa non lo è. Altrove è più complesso. In taluni posti è lo Stato, con la “S” maiuscola che decide cosa un quotidiano debba piazzare in prima pagina, di cosa occuparsi in un talk show, chi debba o non debba esprimere le proprie opinioni in un luogo pubblico. Cina, Corea del Nord, Russia, Vietnam, Mianmar, Venezuela, Cuba, eccetera. Eppure qui si grida allo scandalo non perché lo Stato impedisce di esprimersi, ma perché cerca di garantire a tutti di farlo. Più che le opinioni vince in taluni la nostalgia di periodi bui. I reperti archeologici di Predappio in camicia nera e gli studenti della Sapienza a Roma, figuranti dalle idee confuse, che sembrano usciti da un film di Marco Tullio Giordana e che pensano di trovarsi nel ’77 al comizio di Luciano Lama ribaltato dagli autonomi all’esterno dell’Università, sono due facce dell’avvilente solita medesima medaglia. I primi, travestiti da passato remoto, sventolano un braccio nell’aria in un laconico cimitero di provincia, gli altri decidono di vietare a un giornalista non di sinistra di parlare alla Sapienza. Tra i due fenomeni il punto in comune è l’inutilità nel tempo e nello spazio, ma “La Stampa” sceglie la sua priorità. È il bello delle opinioni e della libertà di esprimerle.
Intanto, migliaia di ragazzi invadono senza autorizzazione terreni privati (o pubblici che siano), devastando tutto per partecipare a un rave, e la sinistra di questo paese, non essendo stata mai in grado di difendere uno straccio di stato di diritto quando era al governo, oggi si lamenta per gli sgomberi in atto, immaginando forse di trovarsi nelle (vere) piazze infuocate di Teheran o di Mosca. Evidentemente, non essendoci in questo paese dittature o teocrazie contro cui prendersela, ci si scaglia contro immagini del passato create ad hoc per nascondere il proprio vuoto di idee. L’importante però è difendere i diritti
…ma di chi? Di che vorrebbe esprimere le proprie idee o di chi glielo verrebbe impedire?