Il quotidiano “progressista” Repubblica in un articolo a firma di Francesco Merlo definisce il Ministro Nordio “un ragno attaccato al filo del rancore“.
Premesso che l’attuale ministro della Giustizia è stato un pm è che quindi era dalla parte “giusta” si fa fatica a immaginare le ragioni del presunto suo rancore. Certo, se nel suo passato fosse stato uno di quelle migliaia di cittadini innocenti, la cui vita è stata distrutta da procedimenti giudiziari, pressappochisti, maldestri, ideologici, veicolati spessissimo da intercettazioni spesso avulse dai procedimenti stessi, poi regolarmente finite sugli organi di informazione, il Ministro avrebbe sì buoni motivi per percepire ed esprimere rancore. Ma lui era, come ripeto, dall’altra parte. Dall’alto della sua conoscenza di quei meccanismi diabolici che hanno annientato la vita di uomini e donne, vittime di quei procedimenti giudiziari, estranei ai fatti o, peggio, troppo spesso indagati o imputati per fatti che non sussistevano, sta, per la prima volta nell’era repubblicana, cercando di affrontare quelle agghiaccianti storture che giustizialisti da quattro soldi cercano di difendere. Quei medesimi giustizialisti che per interessi di bottega, per difesa del proprio schieramento politico, del proprio editore/finanziatore, del proprio protettore o del proprio ego distorto sono pronti a impiccare chiunque, naturalmente assolvendo sempre sé stessi insieme ai suddetti protettori, finanziatori, referenti politici, per le medesime presunte colpe. Non è affatto strano che altri ex magistrati, oggi per lo più rappresentati politicamente da uno o due partiti, (…alla faccia dell’indipendenza tra poteri), sparino su Nordio ad alzo zero quando quest’ultimo afferma, riguardo a certi magistrati: “…questo parlamento non deve essere supino e acquiescente a quelle che sono le posizioni dei pm”. Il rischio di perdita di un potere pressoché illimitato di questi ultimi, messo per la prima volta in discussione da un Guardiasigilli ex pm, è una minaccia troppo pericolosa per non fomentare un’alzata di scudi corporativista, alla faccia della stragrande maggioranza dei pm che nel silenzio e nel rispetto delle regole giudiziarie ed etiche svolge faticosamente il proprio difficile lavoro, scontrandosi anch’essi quotidianamente su quelle alzate di scudi. Il tema delle intercettazioni è squisitamente tecnico, ma con gravi risvolti etici. Se, come urlano sguaiatamente i nemici di Nordio, esiste già una normativa che difende i cittadini da intercettazioni estranee ai procedimenti e alla loro pubblicazione sui media, come mai sino ad oggi nessuno, a partire da governi di centrosinistra, che hanno governato pressoché ininterrottamente negli ultimi dieci anni, non sia riuscito a far rispettare la legge, mostrando indifferenza per la sofferenza di chi veniva annientato regolarmente da una parte malata di un sistema giudiziario in crisi? Come mai quando un Ministro della giustizia intende affrontare il problema di quei cittadini, considerati come banali effetti collaterali della giustizia, tutti coloro che hanno lucrato e lucrano a tutt’oggi distruggendo gli avversari attraverso la compiacenza di circuiti mediatico giudiziari, lo osteggiano?
E allora da dove viene davvero il rancore se non tra quegli pseudo sostenitori della legalità, ridicoli nei modi, nell’incoerenza e nell’abitudine italianissima all’auto assoluzione?