No wrong no right
Im gonna tell you theres no black and no white
No blood no stain
All we need is one world wide vision
One flesh one bone
One true religion
One race one hope
One real decision
Niente di sbagliato, niente di giusto
Ti dirò che non c’è nero e non c’è bianco
Niente sangue, niente vergogna
Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è una visione totale
Questo è ciò che cantava Freddy Mercury in One vision, ma inutilmente. Lui sì che aveva vissuto da giovane sconosciuto, prima del successo, lo stigma del “diverso” per provenienza, colore della pelle e orientamento sessuale, ma nonostante tutto ha capito che ciò che conta non è includere o escludere, ma capire la realtà nel suo insieme. Ed ecco fulgidi esempi di incomprensione e visione microscopica del reale:
Qui a Torino un noto Liceo classico inventa questa misura di “inclusione” di fatto escludendo nella comunicazione i generi. In breve, nei documenti ufficiali non utilizzerà più sostantivi e aggettivi connotati, ma l’asterisco, quindi non più “studente”, ma “student*”, non “iscritti”, ma “iscritt*”, non “ragazzi” ma “ragazz*.
Nella civilissima Norvegia il servizio postale nazionale, Posten, immagina un Babbo Natale gay in compagnia di un amante/marito.
https://www.ilgiornale.it/news/politica/se-anche-babbo-natale-deve-diventare-gay-1992098.html
Premesso che le lingue del mondo per poter svolgere il proprio ruolo sono conformate il più possibile alle esigenze reali e cercare di forzarle continuamente attribuendo ad esse colpe che non hanno è paradossale. Inoltre, a meno che dai sette, otto anni in poi non mi sia sbagliato nel non credere più a Babbo Natale, Santa Claus, Père Noël, Weihnachtsmann che voglia dirsi, mi risulta che quest’ultimo sia un simbolo per tutti i bambini del mondo i quali non credo abbiano un grande interesse per la posizione gender del proprio beniamino.
Tornando a Freddy Mercury, Brian May il grande chitarrista dei Queen, si è espresso sulla questione. Gli organizzatori dei prestigiosi premi musicali, Brit Awards, hanno annunciato che dal 2022 faranno a meno delle categorie di genere nel consegnare i riconoscimenti ai migliori artisti. L’obiettivo, hanno spiegato, è rendere «lo show più inclusivo». May ha risposto che Freddy Mercury «Era un musicista, un amico, un fratello. Veniva da Zanzibar, non era inglese e nemmeno bianco, ma non importava a nessuno, non ne abbiamo neanche parlato. Non ci siamo mai chiesti se fosse il caso lavorare con lui, se avesse il giusto colore della pelle o la giusta tendenza sessuale. Non è mai successo e il fatto che oggi si debba pensare a tutto questo mi spaventa» aggiungendo che oggi i Queen non avrebbero potuto vincere un Brit Award perché non rispettosi degli attuali criteri di diversità: «Saremmo stati costretti ad avere nella band persone di colore diverso, sessualità diverse, una persona trans. Ma la vita non è così. Possiamo essere separati e diversi».
Ringraziamo sempre il politically correct perché con queste iniziative continua a dimostrare di promuovere ciò che intende combattere alla faccia di One flesh, one bone, One true religion, One race one hope, One real decision…