Gentile dottor Mentana,
sento la necessità di esprimere la mia opinione in merito alla Sua pubblicazione dell’articolo de “il Giornale d’Italia” del 15 luglio 1938, quello riportante il parere di una serie composita di studiosi circa il concetto di razza durante il fascismo e le considerazioni politiche (…e quindi legislative) di merito. Vede dottor Mentana né io, che sono del 1964, né lei abbiamo vissuto quel ventennio. Probabilmente i nostri genitori o nonni ci hanno tramandato informazioni con grande, ma fisiologica, soggettività, oltre alla storia che ci ha aiutato ad avere una visione più ampia di ciò che sappiamo. Il Suo post di Facebook su quel triste momento di circa ottant’anni fa, certo, riporta alle mente l’orrore della manipolazione a fini politici del sapere scientifico e umanistico a mezzo propaganda, ma la polemica che lei sta proponendo a chi è diretta? Il tema è la classifica aggiornata di chi ha compiuto più nefandezze durante la storia recente e meno recente? Oppure, chi pensa che tali nefandezze debbano essere negate o, nel peggiore dei casi, riproposte (…mi piacerebbe sapere se gli appartenenti a tale ultima squallida categoria sono in numero così significativo)? Magari lei sta cercando di ricordare alle future generazioni quanto sia importante la memoria (…che, lo ricordo ancora, io e lei abbiamo solo acquisito per apprendimento dalle fonti di informazione), perché imparino che l’esistenza di razze biologiche non ha nulla a che fare con le idee e il loro processo di trasformazione in politica? Sono invece sicuro che lei non penserà che il ventennio fascista sia stato l’unico e solo triste momento nella storia dell’umanità. Basti pensare, a proposito di memoria, all’uso della psichiatria nell’URSS e i relativi risvolti politico repressivi, alle deportazioni di massa da interi ex Stati sovrani non russi, ad altri territori. Per non parlare della Cambogia e della “moderna” Corea del Nord, della Cina maoista, della Romania di Ceausescu e dei regimi comunisti africani. Mi perdoni per la demagogia, ma continuare a ribadire all’infinito quanto sia stato orrendo solo il fascismo, per un unico motivo di paternità italiana, è altrettanto demagogico. Forse, al di là di come la si pensi, va rimarcato che se lei, uomo noto per talento e meriti personali e il sottoscritto, uomo qualunque per talento e meriti personali, possiamo confrontare le nostre opinioni, questo è sano! Se chi rappresenta le Istituzioni con la “I” maiuscola ha deciso di impegnarsi strenuamente ad aggredire il nostro passato con la promulgazione di reati di “detenzione di busti del Duce”, non rimane più tanto da discutere, al di là della riesumazione della vergogna di quel tremendo passato. Se dovessimo reprimere per legge tutte le apologie di cose terrificanti dei tempi addietro, indipendentemente dal colore politico, le due Camere e il Governo dovrebbero lavorare a tempo pieno per legiferare solo su di esse. Senza parlare di chi ritiene offensive le architetture e i monumenti del periodo incriminato. Dovessimo, con senso di giustizia, abbattere tutte le architetture monumentali e abitative che ci evocano i tristi ricordi collettivi di tutti noi, si dovrebbe radere al suolo il Paese per intero.
Per cui dottor Mentana invece di proporre solo la rievocazione de il “Giornale d’Italia” del 15 luglio del 1938 le suggerirei di occuparsi anche del nostro presente, meno altisonante della Storia rievocata, magari rammentando ad alcuni importanti uomini e donne della nostra politica attuale la prima pagina de “La Stampa” web di oggi 15 agosto 2017, chiedendogli di commentare il titolo di testa: “La carta d’identità? Solo tra quattro mesi”. Oppure “Il flop del divorzio breve, udienze a rilento #malaburocrazia italiana, raccontateci i vostri disagi”