Bravo Michele! Non è un auto incoraggiamento; è un’esclamazione soddisfatta diretta a te omonimo del fin troppo citato effetto geofisico. Non era facile strappare un complimento a un comune e distratto lettore come me e, caro Serra, invece ci sei riuscito. Il tuo articolo sul calciatore che a Marzabotto ha sfoggiato un saluto romano ha fatto centro! Il calciofilo in questione dovrebbe rileggere la storia, ammesso che conosca la differenza tra storia e stor(t)a, quella che nel suo caso non ha subito a una caviglia, ma nelle, direi poche, sinapsi del suo encefalo. Gesticolare segni e simboli, con buona pace dei semiologi, sforzandosi di esprimere uno straccio di idea, senza che quest’ultima abbia sfiorato il proprio cervello, è l’ennesima patetica espressività di chi odia il ragionare e preferisce replicare feticci ormai putrefatti dal tempo e dalla storia. Peggio se ciò avviene in un luogo come Marzabotto teatro di tetre sofferenze del passato. Il tuo articolo è rabbioso come è giusto che sia quando i temi sono così drammatici. Tra le frasi a effetto su ignoranza e folle apologia dello stragismo mi ha colpito la tua citazione sulle foibe. Per enfatizzare il gesto sconsiderato dell’imbecille sul campo di calcio emiliano, lo hai giustamente paragonato a: “un titino che va in Dalmazia a rivendicare le foibe…”
Era ora! Benvenuto nella Storia! Finalmente anche un democratico di sinistra come te si è accorto di quel mondo fatto di antagonisti che inneggiano alla tragedia delle foibe dalmate con l’intento della provocazione a ogni convegno, commemorazione o posa di corone, regolarmente incendiate da questi ultimi. Si tratta, caro Serra, anche in quel caso di soggetti con un groviglio informe di neuroni simili per la loro inefficacia al tipetto di Marzabotto inneggiante un qualcosa che egli non ha neanche immaginato nei suoi incubi peggiori. Sono gli stessi personaggi che all’indomani della strage di Nassirya ululavano per strada: “10’ 100, 1000 Nassirya!!!” passati anch’essi inosservati ai giornali della gauche nazionale e forse anche alla tua, sempre attenta, disamina. Quelli chi li dovrebbe “mettere seduti su una sedia e costringerli a sapere cosa è accaduto…” come tu hai correttamente osservato a proposito di ignoranti con la “I” maiuscola. Forse proprio chi con la mano destra della penna dissente sulle colonne di Repubblica e l’Unità e con l’occhio sinistro, dimostra, magari discretamente, cenni di umana comprensione per quei poppanti della memoria in kefiah, bombolette e scarpe griffate. Non esistono, caro Michele, solo i decerebrati che inneggiano agli eccidi nazifascisti alle morti violente di fascisti o pseudo tali, comprese bambine di 12, 13 anni come in Liguria dopo la guerra per mano di “eroici” partigiani; esistono i decerebrati e basta! Non c’è Marzabotto, Auschwitz, Foibe, Superga, Haysel che tengano, non si può provare orrore con intensità più o meno sfumata a seconda del colore delle stragi di turno o delle morti tragiche o peggio delle pseudo idee di chi le esalta con manifestazioni da voltastomaco. Il rischio è confondere, come nel caso della mezzala acefala di Marzabotto, la storia con la stor(t)a, nel tuo caso invece riferita a quella ortopedica che mette a repentaglio l’equilibrio delle menti obiettive con gli effetti narcotici di articoli ben scritti, ma spesso anche ben architettati a favore del pensiero unico voluto del PCI, inteso come Politicamente Corretto Italico…