Alice rise: «È inutile che ci provi», disse; «non si può credere a una cosa impossibile.» «Oserei dire che non ti sei allenata molto», ribatté la Regina. «Quando ero giovane, mi esercitavo sempre mezz’ora al giorno. A volte riuscivo a credere anche a sei cose impossibili prima di colazione.» scrisse Lewis Carroll nel suo Alice nel Paese delle Meraviglie a proposito del processo al Fante di cuori. Il Rettore dell’Università di Torino, alias la Regina di Cuori del Paese delle Meraviglie, sembra proprio convinto di qualcosa ai confini della realtà, ma andiamo con ordine.
Il 13 febbraio nell’aula “Borsellino” del Campus Einaudi è stato organizzato dall’ANPI un incontro dal titolo: “Fascismo, colonialismo, foibe”. All’esterno del Campus alcuni studenti del FUAN erano impegnati in un volantinaggio per contestare l’incontro. Un gruppo di antagonisti del Collettivo Universitario Autonomo ha cercato di entrare in contatto con quelli del FUAN, non certo con intenzioni pacifiche, ma le forze dell’ordine si sono frapposte con una carica. Risultato: 15 denunciati, 4 poliziotti e due guardie giurate ferite e tre arrestati. https://torino.corriere.it/cronaca/20_febbraio_13/foibe-scontri-all-universita-occupato-rettorato-91468b4e-4e87-11ea-977d-98a8d6c00ea5.shtml
A Torino sono cose che capitano di frequente e, secondo una logica legata agli esiti delle cronache passate, la questione inizierebbe e finirebbe qui. Invece il trionfo dell’assurdo doveva ancora avvenire. In seguito a quel fatterello il Rettore, Stefano Geuna, avrebbe fatto la seguente proposta alle Associazioni studentesche: obbligarsi a sottoscrivere l’impegno a rispettare i principi di democraticità, libera partecipazione, antirazzismo, antisessismo e antifascismo.
https://www.lastampa.it/torino/2020/02/18/news/l-universita-spazi-solo-a-chi-firma-una-dichiarazione-di-antifascismo-e-antirazzismo-1.38484914
Vorrei, come Alice, svegliarmi dal sogno e andare a casa a prendere un tè, invece è tutto vero! Bene, visto che non riesco a svegliarmi dalla realtà, mi piacerebbe sapere quali potrebbero essere i criteri oggettivi pensati dal Rettore e da inserire nell’impegno da sottoscrivere su cosa sia o non sia antirazzista, antisessista, antifascista e, soprattutto, chi sarebbe il giudice super partes che deciderebbe sulle condotte di ognuno in base ai suddetti criteri. Il Rettore stesso? Un “Comitato di Garanti”? Un Tribunale del popolo o quello della Regina di cuori nel Paese delle Meraviglie? Già, perché ad esempio nella visione delle cose di quei “democratici” che cercano di impedire costantemente la libera espressione di chi non la pensa come loro, basta poco per appioppare a chiunque la patente di fascista, razzista, sessista o più semplicemente antidemocratico. E cosa c’è di più democratico di intimidire o eventualmente sprangare ogni forma di libera espressione di chiunque si dichiari diverso dal loro set di nozioncine politiche “attaccate con la sputazza”, si direbbe nella mia città di origine?
Che alcuni post-adolescenti, nostalgici di ricordi anni 70’, mai vissuti vista la loro età, vogliano decidere su chi è razzista e chi non lo è non è strano, al massimo ingenuo per non dire ovvio. Che invece un Rettore intenda adeguarsi con una liberatoria firmata, dettando le regole del pensiero, lascia almeno stupiti, come il non senso di Carroll nel suo romanzo lisergico.
“Sentenza prima, verdetto poi” disse la Regina di cuori nel Tribunale del Paese delle Meraviglie dell’Università di Torino…