Essere o non essere (di sinistra)

È sempre stato difficile essere di sinistra. A coloro che a sinistra si sforzano di usare l’intelletto continuano a non tornare i conti. Al netto di chi (in tanti) erano e sono talebani, religiosi di un’ideologia oramai paleolitica è da equilibristi suonati parteggiare per chi commette reati violenti, non certo per necessità, e ignorare le vittime di questi ultimi, reclamare senza soluzioni sostenibili la transizione ecologica e la lotta alle presunte cause antropiche del cambiamento climatico a tutti i costi, dimenticando operai e relative famiglie deprivate del proprio lavoro nelle fabbriche inquinanti è frustrante. Professare le migrazioni incontrollate dimenticando i problemi  di pensionati, malati cronici, l’assistenza sociale, il disagio nelle periferie, diventate per questo roccaforti elettorali della destra estrema genera disorientamento e allontana dalla realtà. Così come è sempre più complicato continuare a tifare Palestina o, peggio, ululare contro lo Stato d’Israele, nonostante l’ultima agghiacciante carneficina di uomini donne e bambini al confine con Gaza. Siamo nel 2023, a quasi ottant’anni dalla proclamazione dello Stato di Israele e ancora qualcuno non intende farsene una ragione, se non i terroristi di Hamas e i milioni di palestinesi ostaggi o complici di questi ultimi insieme alla sinistra. Da sempre la non accettazione del mondo ebreo, unico laboratorio democratico in quelle zone, da parte degli arabi è stata religiosa e non altra. Lo Stato della Giordania è nato poco dopo lo Stato di Israele, per gentile concessione dei territori da parte di inglesi e Nazioni Unite, ma nonostante ciò nessuno ha mai eccepito quell’acquisizione trattandosi di popolazioni arabe di fede islamica sunnita. Tuttavia, ancora oggi si apologizza a sinistra “l’invasione sionista” senza se e senza ma o peggio ignorando volutamente tutti i risvolti della storia di quei territori. Ed ecco l’uomo di sinistra, messo alla prova dalla diffusione capillare dell’informazione di oggi che non sa più dove sbattere la testa, orfano della retorica disinformata di piazza di un tempo e con un’ideologia che fa a cazzotti con la realtà e con la storia. Forse sarebbe più sano mentalmente far pace con il mondo e soprattutto con i dogmi che sarebbe meglio lasciare alle religioni, un tempo “oppio dei popoli” dando più spazio all’obiettività, giusto per sentirsi più leggeri con il proprio essere tormentato…

Author: admin

Michele Morandi nasce a Napoli nel 1964. Dal 1990 vive a Torino dove svolge la professione di Medico Igienista. Il suo indissolubile legame con Napoli, così come la cultura degli anni ’70, hanno fortemente influenzato la sua azione creativa. La trasposizione di immagini e vissuti del passato sono sempre diretti a un’interpretazione della realtà corrente. Nel 2013 pubblica per la Hever editrice L’uomo che non esiste. Il volume è stato presentato a Napoli presso la Saletta Rossa della Libreria Guida e a Torino al Salone Internazionale del Libro di quell’anno. Nel 2015 pubblica sempre per la Hever editrice Il teorema della memoria, presentato a Torino in anteprima presso il Salone Internazionale del Libro e a Napoli presso il Palazzo delle Arti. Nel 2019 pubblica per L’Erudita del Gruppo Giulio Perrone Editore Segui la marea. E’ autore del blog Il buco nelle nuvole, una pagina che oltrepassa la cortina nebbiosa del politically correct e del pensiero unico oggi imperante nel giornalismo e nella politica.

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