Somebody to love e l’odio dei benpensanti

Da Somebody to love (di Darby Slick)

When the truth is found to be lies (Quando la verità si scopre esser falsa)

And all the joy within’ you dies (E tutta la gioia dentro di te muore)

Don’t you want somebody to love? (Non vorresti qualcuno da amare?)

Don’t you need somebody to love? (Non avresti bisogno di qualcuno di amare?)

Wouldn’t you love somebody to love? (Non ameresti amare qualcuno d’amare?)

You better find somebody to love (Sarebbe meglio tu trovassi qualcuno da amare)

Non vorresti qualcuno da amare?…” cantava Grace Slick dei Jefferson Airplane in “Surrealistic pillow” il loro secondo album. Gran bella domanda quella di Somebody to love. Una presentatrice TV tedesca, Anja Reschke, ha deciso di cavalcarla con piglio da valchiria radical chic in un video dove ha richiamato all’appello il popolo del pensare giusto, quello della pace formato arcobaleno sulle bandiere durante le manifestazioni contro tutti i razzismi. http://video.repubblica.it/mondo/la-presentatrice-contro-i-razzisti-da-social-network-e-ora-di-ribellarsi/208999/208111

In sostanza, “razzista” è un modo come un altro di definire chiunque non sia lì a immergersi nelle kermesse catartiche dei politically correct. “E’ ora di ribellarsi: quelli che fomentano l’odio su internet devono sapere che non sono tollerati” ha gridato la bionda tribuna dal suo editoriale. “Fino a poco tempo fa i razzisti commentavano usando pseudonimi. Ora non si vergognano più, anzi frasi come ‘Sporchi parassiti dovete annegare in fondo al mare’ ottengono valanghe di like” ha aggiunto, per poi affermare “…le campagne di odio su internet hanno innescato dinamiche che hanno portato un incremento delle violenze di estrema destra. Per questo, tutti quelli che pensano che i rifugiati non siano dei vermi da bruciare, devono farsi avanti e combattere per le proprie idee: opponetevi, parlate, svergognateli in pubblico”.

Il video, che naturalmente ha fatto il pieno di like, è stato lanciato da Repubblica e non poteva essere altrimenti in considerazione del monopolio del politicamente corretto esercitato dal quotidiano. La rappresentazione del male, mostrata attraverso i cosiddetti “haters” è l’ultima frontiera delle battaglie per la giustizia, la pace, l’eguaglianza e se qualcuno ha altri sostantivi di grande suggestione etica, ne aggiunga pure. Un tempo di quaranta o cinquant’anni fa tutto ciò che non era di sinistra, con grande strategia dei veri “haters” rossi  di allora, era inevitabilmente fascista e se si doveva definire il male assoluto bastava pronunciare quella parola per sintetizzarlo. Pertanto o eri di sinistra oppure eri il male assoluto. L’era dei social ha solo modificato il mezzo di comunicazione dei geometri del discredito. Già, perché screditare è sempre più facile che rispondere alle opinioni con altre opinioni. E allora il termine fascista diventa sinonimo di “haters” e poco importa se in questa categoria il multicolore mondo di sinistra, ci ficca oltre gli acefali che augurano agli immigrati di annegare, o ai napoletani di finire sotto un mare di lava, anche chi esprime opinioni più strutturate. Se non si è in linea con un buonismo, altrettanto acefalo e soprattutto più odiante che mai, il gioco è fatto. Se ci si permette di dissentire dalla presidentessa Boldrini, dall’oracolo Saviano, dall’ineffabile coppia Fazio/Litizzetto, dal Mentana furioso, dal super corretto Pisapia, dalle più chic che radical Gruber e Berlinguer o dal padre di tutti i buonismi universali Walter Veltroni, si precipita, come negli anni settanta, nel girone degli “haters” fascistoidi indipendentemente da vasto campionario di imbecilli rancorosi webnauti che usano linguaggi ed espressioni raccapriccianti nei confronti di chiunque e ripeto chiunque. Per cui, nonostante non condivida pressocchè nulla di ciò che dice Laura Boldrini, non posso che essere solidale con lei e la sua intenzione di denunciare chi la offende sul web. Ma attenzione, se non fate parte di quella suburra, votata all’oltraggio pulp permanente, ma siete semplicemente dissenzienti con la retorica ottusa e lamentosa del pensiero unico, rischiate comunque di essere, come dice la comiziante germanica Reschke: “svergognati in pubblico“. Alla faccia di quella parolina, democrazia, abusata e anch’essa stuprata da sempre, anche se di nascosto, proprio da quei benpensanti che vi denunceranno solo perchè si sentiranno offesi dal vostro pensiero e non dagli insulti che non avrete mai proferito. Il rischio di ritrovarsi davanti a un giudice solo per aver espresso opinioni è concreto: usare il codice penale, per misurare la sensibilità delle persone alle opinioni contrarie è come cercare di cesellare una lastra d’oro con un aratro.

Esattamente come e accade “…Quando la verità si scopre esser falsa/E tutta la gioia dentro di te muore/Non vorresti qualcuno da amare?

A proposito, tanti saluti agostani a tutti i benpensanti dalla nave Iuventa della Ong tedesca Jugend Rettet con il suo “Fuck Roma” a bordo…

Author: admin

Michele Morandi nasce a Napoli nel 1964. Dal 1990 vive a Torino dove svolge la professione di Medico Igienista. Il suo indissolubile legame con Napoli, così come la cultura degli anni ’70, hanno fortemente influenzato la sua azione creativa. La trasposizione di immagini e vissuti del passato sono sempre diretti a un’interpretazione della realtà corrente. Nel 2013 pubblica per la Hever editrice L’uomo che non esiste. Il volume è stato presentato a Napoli presso la Saletta Rossa della Libreria Guida e a Torino al Salone Internazionale del Libro di quell’anno. Nel 2015 pubblica sempre per la Hever editrice Il teorema della memoria, presentato a Torino in anteprima presso il Salone Internazionale del Libro e a Napoli presso il Palazzo delle Arti. Nel 2019 pubblica per L’Erudita del Gruppo Giulio Perrone Editore Segui la marea. E’ autore del blog Il buco nelle nuvole, una pagina che oltrepassa la cortina nebbiosa del politically correct e del pensiero unico oggi imperante nel giornalismo e nella politica.