“La tolleranza arriverà ad un tale livello che alle persone intelligenti sarà vietato fare qualsiasi riflessione per non offendere gli imbecilli” attribuita sui social a Fëdor Dostoevskij, ma priva di alcuna prova su una sua reale paternità, non è un sinistro presagio del passato. Oggi, semmai, tra le “persone intelligenti”, ci sono anche quelle che, non avendo il tempo riflettere per il proprio impegno sociale ed ecologico, vietano a scrittori e autori del passato di tramandare la propria narrazione.
In Canada è esploso il caso di una trentina di libri bruciati in una scuola dell’Ontario con l’accusa di veicolare stereotipi negativi sugli abitanti delle Prime Nazioni, gli autoctoni, su Inuit e meticci. Con la stessa motivazione oltre 4.700 volumi sono stati ritirati dagli scaffali delle biblioteche di altre 30 scuole, valutati come offensivi per le immagini che proponevano. https://www.agi.it/estero/news/2021-09-10/libri-bruciati-canada-13814902/
Tra questi figurano Tintin nelle Americhe, la Conquista dell’Ovest di Lucky Luke, Asterix e gli Indiani, due biografie dell’esploratore francese Jacques Cartier, tutti valutati come offensivi per la rappresentazione stereotipata degli indiani d’America contenuta nelle varie opere. “Seppelliamo le ceneri del razzismo, della discriminazione e degli stereotipi con la speranza di crescere in un Paese inclusivo, dove potremo tutti vivere nella prosperità e la sicurezza” ha dichiarato il portavoce del consiglio scolastico, argomentando il rogo e aggiungendo che si trattava di libri dal “contenuto superato e inappropriato”, giustificando così un gesto “di riconciliazione con le Prime Nazioni”.
Non so se appiccare incendi ai libri sia un gesto di riconciliazione oppure se ergersi a giudice di cosa sia superato o appropriato faccia vivere il mondo in prosperità e sicurezza, ma incenerire Asterix senza comprenderne il senso ironico o TinTin o qualunque altra fonte autoriale del passato, oltre a placare l’animo radical chic di qualche liberal anglosassone al caviale, non ridà certo dignità alle popolazioni native oppresse nella storia. La stragrande maggioranza degli uomini, chi più chi meno, sono stati oppressi e le narrazioni nei secoli hanno interpretato nei modi più svariati i fatti. Oggi, che piaccia o meno, siamo anche il prodotto di quelle narrazioni e fare un passo avanti incendiando il passato è solo ciò che riteneva utile il re degli Unni nella sua avanzata distruttiva. Solo gli “intelligenti” di oggi, quelli pieni di certezze social, pensano di cassare la storia e il nostro linguaggio, abbattendo statue, ricoprendo di vernice targhe commemorative, bruciando la carta dei volumi, storpiando la grammatica per risarcire, più che singole persone con le proprie storie private di oppressione, generi biologici politicamente corretti. Noi “imbecilli”, pieni di dubbi e senza riferimenti assoluti, se non l’abitudine di perdere tempo a cercare di capire e ad approfondire ciò che ci viene tramandato, tendiamo a conservare ciò che leggiamo, immaginando che anche le cose negative del passato sia meglio vederle per ciò che furono al loro tempo. Questo tempo di oggi è troppo complicato e come sostenuto da Federico Fellini nell’ultimo film di Sorrentino: «La realtà è scadente…»